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News & Views – 29 gennaio 2018

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

29 Gennaio 2018 09:58
financialounge -  bitcoin News & Views NPL Wall Street

In cerca di chiavi per leggere Wall Street
A proposito di Storia che non si ripete ma parla in rima, John Authers sul FT si diverte ad andare a cercare nel secolo scorso analogie, non per forza convergenti, con l’attuale momento di Wall Street. La prima risale al 1951, l’anno che segna la fine della Grande Depressione e dell’era dei tassi forzatamente bassi. L’economia del dopoguerra sta ripartendo alla grande: un buon momento per comprare, la Borsa triplica nei 15 anni successivi. Nel 1966 invece l’analogia sta nell’assenza di volatilità che però precede un brusco risveglio dell’inflazione che raddoppia al 4%, facendo schizzare i rendimenti dei bond e declinare le azioni: lo S&P 500 inizia una lunga discesa che lo porterà a perdere due terzi del valore prima di toccare il fondo nel 1982. Infine il 1987, l’anno del crash di ottobre. Dopo cinque anni di rialzo il mercato accelera, prendono piede nuovi strumenti come i junk bond e il segretario del Tesoro James Baker dice che il dollaro deve scendere mentre il presidente Reagan parla a favore del dollaro forte (ricorda qualcosa?). Nella prima parte dell’anno corrono sia i prezzi delle azioni sia i rendimenti dei bond, poi i due treni finiscono in collisione ed è Black Monday.

Il Bitcoin sta entrando in Società?
Fino a pochi mesi fa il grande capo di JP Morgan Jamie Dimon non esitava a definirlo una truffa. E non era il solo. Ora il vento sembra decisamente cambiato, sono arrivati i futures a Chicago e in molti paesi si sta pensando a come regolamentare gli scambi di criplovalute. Intanto il Bitcoin cerca nuove case in giro per il mondo, dopo la stretta imposta dalle autorità cinesi, dove aveva proliferato. Il colosso cinese del mining (il processo con cui i Bitcoin vengono creati) Bitmain Technologies cerca rifugio in Svizzera, dove sta per aprire una filiale. Di fatto la Svizzera sta diventando il paese più accogliente nei confronti della valuta virtuale, non persegue le emissioni di Bitcoin ma addirittura sembra incoraggiarle, tanto che il piccolo ma ricchissimo cantone di Zug si è visto affibbiare il nomignolo di “Crypto Valley”. La cosa non piace al segretario al Tesoro americano Steve Mnuchin, al lavoro con i governi del G20 per monitorare l’attività di chi investe in modo massiccio in criptovalute e punta il dito proprio sulla Svizzera: "Vogliamo essere certi che il Bitcoin non diventi il conto cifrato svizzero del futuro, vogliamo assicurarci che i cattivi non utilizzino questo strumento per fare del male". Non sarà che quello che veramente lo preoccupa è un Bitcoin nella parte del nuovo gold standard a cui il dollaro dovrebbe agganciarsi?

Forse l’Italia dovrebbe ringraziare la Nouy
La capa della vigilanza bancaria europea Danièle Nouy è probabilmente il personaggio più bersagliato dai commentatori che seguono le vicende creditizie in Italia. La sua colpa è insistere su una pulizia rapida degli NPL (Non Performing Loan) e per l’introduzione di nuove regole che rendano molto più difficile accumularli. In questo modo però chiude il rubinetto del credito alle imprese, proprio quando ne avrebbero bisogno per cavalcare la ripresa. I numeri sembrano dare ragione ai critici. Nel 2017 gli NPL italiani sono crollati del 30% a 173 miliardi lordi, ma la conseguenza è che il credito alle imprese è bloccato dal 2015 mentre accelera nel resto d’Europa. Le nuove regole della Nouy in arrivo costringono le banche ad aumentare il capitale di riserva, e di soldi da dare alle imprese non ne restano. Ma c’è un effetto collaterale: non trovando risposta nel credito, le imprese si rivolgono al mercato per soddisfare le esigenze di capitale. Nei primi 12 mesi di vita, i PIR hanno alimentato 10 miliardi di flussi sulle PMI, mentre le IPO di queste ultime sono aumentate del 118%. L’antico vizio dell’eccessiva dipendenza delle imprese italiane dal finanziamento bancario sembra in via di correzione, finalmente. Forse è il caso di dire: grazie Danièle!
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