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Tecnologia, nessuna nuova bolla come quella delle dot-com del 2000

La correzione della scorsa settimana ha rilanciato le preoccupazioni su un nuovo pericolo bolla nel settore tecnologico: le differenze con il 2000 sembrano scongiurarlo.

4 Dicembre 2017 09:32
financialounge -  bolla speculativa dot-com Pictet settore tecnologico

Settimana di correzione per il settore tecnologico con l’apice nella giornata di mercoledì scorso quando l’indice Nasdaq Composite è arrivato a perdere oltre due punti percentuali (chiudendo però la seduta di borsa a -1,37%).

Tra lunedì 27 novembre e venerdì 1 dicembre hanno tirato un po’ il fiato tutti i big che hanno trainato il listino hi tech USA, da Alphabet (-2,9%) a Amazon (-2,0%), da Apple (-2,2%) a Facebook (-4,2%), da Netflix (-4,6%) a Tesla (-2,9%). Correzioni che non hanno scalfito, però, le performance di questi titoli che, da inizio anno, viaggiano ancora tutti tra il +30% e il +50%. Anche l’indice Nasdaq veleggia peraltro ad un +30% da inizio 2017 e il 45% in più che alla vigilia del famigerato crollo del 2000.

Dobbiamo aspettarci una nuova battuta d’arresto come quella della bolla delle dot-com del 2000? Gli esperti di Pictet Asset Management ritengono di no.

“Attualmente i prodotti tecnologici, dai veicoli a guida parzialmente autonoma ai frigoriferi e alle lavatrici con controllo wi-fi sino ai chirurghi robot, sono molto diversi da quelli disponibili 20 anni fa e lo stesso vale per i bilanci delle società informatiche” fanno sapere i professionisti di Pictet AM che poi proseguono: “Nel 2000 il contributo netto del settore internet al risultato operativo totale delle società dell’MSCI World si attestava attorno allo zero mentre oggi è pari al 6-7%”.

E questo non è l'unico fattore positivo rispetto all’epoca della bolla. Infatti le attuali valutazioni delle società tecnologiche non si basano soltanto sul numero di utenti ma anche su parametri più tradizionali come il fatturato, i flussi di cassa, i profitti e anche sulla ingente liquidità di queste aziende. “Negli USA le prime cinque società in termini di liquidità appartengono al settore della tecnologia, che nel 2016 ha generato il 48% del free cash flow non finanziario totale. Il significativo miglioramento della posizione del settore tecnologico riflette la velocità dei progressi in materia di digitalizzazione. Oggi 3,7 miliardi di persone hanno accesso a internet e tale dato dovrebbe salire a 4,6 miliardi, oltre la metà della popolazione mondiale, entro il 2021” precisano gli esperti di Pictet AM, che, inoltre, ricordano come la crescita degli utili nel terzo trimestre sia stimata ad un +23,5% su base annua, il secondo dato più elevato tra i settori dell’S&P 500.

“A nostro parere, finché il rialzo dei prezzi andrà di pari passo con la crescita degli utili i titoli tecnologici si muoveranno nella giusta direzione. Prese di profitto e correzioni di mercato come quelle registrate nel corso del 2016 sono ovviamente inevitabili, ma prevediamo un futuro radioso per gli investitori di lungo periodo disposti e capaci di sopportare la volatilità di breve periodo” concludono i professionisti di Pictet AM.
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