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L’euro torna a svolgere un ruolo primario nella scelta delle allocazioni azionarie

Il tasso di cambio Eur/USD è salito troppo e troppo in fretta ma, dopo una fisiologica potenziale discesa, è atteso a quota a 1,20 nei prossimi 12 mesi.

31 Luglio 2017 10:18
financialounge -  Amundi asset allocation dollaro euro mercati azionari tassi di cambio

Mentre lo spread tra il BTP a 10 anni e l’omologo tedesco si è attestato a quota 157 (+1,57%), il livello più basso da inizio anno, quello tra le obbligazionari spagnole a dieci anni e il bund tedesco è sceso per la prima volta dall’ottobre 2016 al di sotto della quota dei 100 punti base (+1,00%).

Secondo gli esperti di Amundi, però nel secondo semestre del 2017 i tassi a lungo termine europei dovrebbero salire più dei forward (tassi attesi) soprattutto perché le aspettative d'inflazione sono eccessivamente basse. Ma per i professionisti di Amundi è l’euro l’osservato speciale. Il tasso di cambio Eur/USD, che si è impennato fino in area 1,17, il valore più alto dal gennaio 2015, potrebbe ora accusare alcune prese di beneficio, in quanto la valuta unica europea è cresciuta probabilmente un po' troppo in queste ultime settimane.

Tuttavia, gli esperti di Amundi si attendono il proseguimento del rafforzamento della moneta unica nei prossimi mesi. “Al momento, la parità euro/dollaro è ritornata quasi agli stessi livelli di un anno fa e quindi non sta ancora ostacolando i confronti annuali sugli utili. Tuttavia, se la nostra previsione a 12 mesi su questo fixing (Eur/USD a 1,20) dovesse rivelarsi esatta, il tasso di cambio potrebbe iniziare a influenzare questi confronti a partire dal quarto trimestre di quest’anno” fanno sapere i professionisti di Amundi, secondo i quali i cambi tornano a svolgere un ruolo di primo piano per quanto riguarda la scelta delle allocazioni azionarie regionali, ma è ancora un po' troppo presto per rivedere la propria strategia.

Attualmente gli esperti di Amundi continuano a essere interessati soprattutto al valore relativo. In altre parole, vista la tenuta del mercato americano, vengono privilegiate ancora la zona Euro, il Giappone e i paesi emergenti.
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