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Emmanuel Macron

Idee di investimento – Azioni – 15 maggio 2017

15 Maggio 2017 09:38
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“L’incertezza politica ora sembra diradarsi, il rischio specifico della Francia scompare, così come il rischio sistemico europeo (Frexit) ed è possibile concentrarsi sui fondamentali, che hanno registrato un significativo miglioramento negli ultimi trimestri” commenta nell’articolo “Macron Presidente, l’azionario Europa è pronto a ripartire” Philippe Ithurbide, Global Head of Research, Strategy and Analysis di Amundi secondo il quale questo contesto rende ancora più attraente le attività francesi ma anche quelle europee. “Rimaniamo in sovrappeso sui titoli europei e francesi (rispetto, in particolare, agli Stati Uniti) e in sovrappeso sulle obbligazioni societarie europee (rispetto ai titoli di stato)” rivela Philippe Ithurbide.

Tesi condivisa da Matt Siddle, Gestore di [tooltip-fondi codice_isin="LU0318939765"]FF European Larger Companies Fund[/tooltip-fondi] di Fidelity International che specifica “la vittoria di Macron rappresenta un elemento molto positivo in quanto ciò riduce sensibilmente il rischio percepito della politica in Europa” mentre il suo collega, Vincent Durel, Gestore di [tooltip-fondi codice_isin="LU0261948060"]FF France Fund[/tooltip-fondi] di Fidelity International, aggiunge: “Gli utili delle aziende francesi potrebbero salire del 10%, beneficiando delle misure economiche di Macron, che comprendono nuovi tagli fiscali e un piano per convertire gli attuali tagli temporanei delle imposte sociali in una riduzione permanente delle aliquote”.

Anche il BlackRock Investment Institute (BII), nell’articolo “Elezioni francesi, adesso si può ragionare sui buoni fondamentali economici e aziendali” ribadisce la propria inclinazione attuale alle azioni europee, grazie anche al potenziale di afflussi da parte degli investitori internazionali attesi alla luce dei miglioramenti economici della regione. “Gli indici europei PMI indicano la più forte attività economica degli ultimi sei anni mentre l’Europa sta per trarre vantaggio dalla reflazione globale e le valutazioni delle azioni cicliche appaiono interessanti” puntualizzano i professionisti del BII che, in parallelo, ammettono invece di essere sottopesati nel reddito fisso europeo.

Sempre in tema di possibili implicazioni della vittoria di Macron per i mercati finanziari, si sono espressi pure Andrea Brasili, Senior economist Global Asset al location research di Pioneer Investments e Monica Defend, Head of Global Asset al location research di Pioeer Investments. “Superati almeno nel breve termine i timori per le incertezze politiche, pensiamo che le scelte di investimento legate al tema della reflazione torneranno al centro dei riflettori, con rinnovato focus sui fondamentali economici” hanno sottolineato nell’articolo “Europa, più azioni e meno obbligazioni ma senza azzerare le strategie di copertura” i due manager che hanno aggiunto: “Siamo inclini preferire gli asset di rischio, in particolare il mercato azionario le cui valutazioni non sono eccessive (soprattutto in Europa) e il potenziale di crescita degli utili non si è ancora manifestato pienamente”.

Intanto prosegue senza soluzione di continuità il successo dei Piani Individuali di Risparmio (PIR) che, come argomentato nell’articolo “PIR, uno snodo cruciale per il futuro del risparmio italiano”, rappresentano un’occasione che gestori e industria non possono permettersi di fallire. Infatti due fiori all’occhiello dell’Italia, risparmio e piccole e medie imprese, oggi, grazie al lancio dei Piani Individuali di Risparmio (PIR) possono aiutarsi a vicenda. In un paese in cui la maggior parte delle famiglie affida i propri risparmi a conti correnti scarsamente remunerativi e in cui le aziende a bassa capitalizzazione, che rappresentano l’ossatura dell’industria nazionale, ottengono prestiti con difficoltà, i PIR sembrano essere la quadratura del cerchio. E per molti versi, secondo gli analisti e alla luce dei primi risultati, lo sono. Ma proprio in virtù delle potenzialità di questo strumento, mai come in questo caso per il mondo del risparmio gestito e della consulenza la parola d’ordine è “vietato sbagliare”. Le società di gestione devono fare il massimo per garantire un elevato standing qualitativo nella gestione e nei costi complessivi annui, in modo che non incidano eccessivamente sulle perfomance nette in tasca ai risparmiatori. Questi ultimi, dal canto loro, devono informarsi su cosa siano i PIR e, una volta deciso di aderirvi, cercare di mantenerli in portafoglio per almeno 5 anni in modo non solo da beneficiare dei vantaggi fiscali previsti ma anche per dare modo all’investimento di dare i frutti.
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