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Idee di investimento – Obbligazioni – 24 aprile 2017

24 Aprile 2017 09:37
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I tassi di interesse del mercato obbligazionario e i prezzi dei titoli viaggiano in direzione opposta: se i primi salgono i secondi scendono e viceversa. Inoltre tanto più la scadenza del titolo è lontana nel tempo e tanto maggiore è la variazione del prezzo del titolo in funzione della variazione del tasso di interesse. Tuttavia, come argomentato nell’articolo “Portafogli obbligazionari, il ruolo che gioca la duration”, se agire sulla duration può rivelarsi efficace in uno scenario di tassi di rendimento al rialzo è indispensabile approfondire due fattori. In primis, diminuendo la scadenza media dei titoli obbligazionari si opta per un flusso cedolare inferiore. Inoltre riducendo la duration il rischio di credito (ovvero della qualità degli emittenti) aumenta in modo significativo: un fattore che provoca un incremento della correlazione con le azioni e che, di conseguenza, limita la funzione di diversificazione tipica dei portafogli obbligazionari. Ecco perché non basta ridurre la duration ma la gestione della scadenza media dei titoli in portafoglio deve essere gestita in modo flessibile e dinamico: occorre cioè riuscire ad adeguare nel tempo (e in funzione dell’andamento del mercato) il giusto mix di portafoglio per non rinunciare ai rendimenti che il mercato obbligazionario offre e per scongiurare di incrementare la correlazione con il mercato azionario.

Resta il fatto che, come specificano nell’articolo "Mercati, le preoccupazioni sui rischi politici prevalgono sui fondamentali” gli esperti di Amundi, i dati macroeconomici fanno ipotizzare che la dinamica positiva dei profitti aziendali registrata nel quarto trimestre del 2016 possa proseguire nel primo trimestre del 2017, sebbene il rischio politico tenderà ad alimentare la volatilità, almeno per un certo periodo. Tuttavia, per i professionisti di Amundi, la ricerca del rendimento continuerà a sostenere le quotazioni delle obbligazioni high yield con scadenze più brevi (e quindi meno esposte alla variazione dei tassi di interesse) e il debito subordinato nella zona Euro.

Sull’obbligazionario societario, Goldman Sachs Asset Management (GSAM) è invece relativamente neutrale sui titoli investment grade (sia area euro che Stati Uniti), con una preferenza per i titoli con rating più basso. Gli esperti di GSAM, nell’articolo “Secondo trimestre, perché preferire ancora l’azionario al credito e l’obbligazionario societario ai titoli di stato”, rivelano tuttavia di essere moderatamente positivi sul segmento dei titoli ad alto rendimento (high yield), all’interno del quale ricercano valore concentrandosi su opportunità idiosincratiche che possono beneficiare di un contesto macroeconomico favorevole e un prolungamento di questa fase finale del ciclo del credito, mentre i livelli di insolvenza rimangono molto bassi.

A proposito di tassi di insolvenza, di rating e di cedole. Nell’articolo “I bond preferiscono i dittatori” si segnala che Bloomberg ha scoperto che nel 2016 chi ha investito su titoli di Stato emessi da regimi dittatoriali ha portato a casa in media il 15%, mentre chi ha preferito le obbligazioni dei paesi emergenti considerati democratici si è dovuto accontentare dell’8,6%, sempre in media. Se si allarga l’orizzonte agli ultimi due anni il risultato resta più o meno lo stesso, mentre la differenza a favore delle dittature sfuma su un arco di tempo più lungo. Però i rating che vengono assegnati ai bond dei regimi autoritari sono di solito peggiori di quelli dei paesi democratici e il rischio di default viene considerato molto più elevato. Ma il dittatore paga. Almeno fino a quando non viene rovesciato da una rivoluzione o, meno probabilmente, da elezioni.

Sempre in tema di elezioni, infine, Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, e Guido Barthels, Portfolio Manager ETHENEA Independent Investors S.A., ritengono che, dopo le elezioni in Francia e in Germania possa ristabilirsi un certo equilibrio sui mercati obbligazionari. “Sembrerebbe che gli acquisti di beni rifugio stiano tornando di moda, e di questo dobbiamo ringraziare il Regno Unito” confidano nell’articolo “Elezioni francesi, pronti a un restringimento degli spread di Francia e Italia“ Yves Longchamp e Guido Barthels, che, tuttavia, ritengono si tratti di un fenomeno di breve durata. Secondo i due manager, infatti, dopo le elezioni in Francia e in Germania gli spread dovrebbero tornare a seguire il precedente trend e, di conseguenza, si attendono che i rendimenti dei bund riprenderanno a salire rispetto a quelli degli altri mercati.
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