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Idee di investimento – Obbligazioni – 03 aprile 2017
3 Aprile 2017 09:24
investitori che hanno preferito non investire sui mercati emergenti negli ultimi anni, hanno perso su un significativo recupero” fa sapere nell’articolo “Mercati emergenti, le prospettive da incerte sono diventate promettenti” Yacov Arnopolin,Portfolio manager per i mercati emergenti di PIMCO, il cui riferimento è al fatto che sia l’indice obbligazionario emerging markets (EM) in valuta locale che quello in dollari hanno guadagnato circa il 10% negli ultimi 12 mesi, nonostante le persistenti preoccupazioni per il commercio globale, le mosse della Fed e i prezzi delle materie prime. “Replicare tali perfomance ci sembra improbabile nei prossimi 12 mesi, tuttavia il debito emergente (sia in valuta locale che hard currency) dovrebbe comunque essere in grado di offrire un buon rendimento, soprattutto se comparato con quello ottenibile con le alternative a reddito fisso dei mercati sviluppati” precisa Yacov Arnopolin.
Le obbligazioni dei paesi emergenti ora piacciono molto pure alla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. La PSU, come spiegato nell’articolo “Portafogli, ora debito emergente e Treasury USA stanno bene insieme”, a febbraio ha deciso di passare dal sottopeso al sovrappeso sul debito emergente in valuta locale sulla scia deI brusco rialzo della crescita nominale delle esportazioni dei mercati emergenti e l’inflazione contenuta. Inoltre le valutazioni del debito emergente in valuta locale appaiono allettanti, dato che gli spread obbligazionari (extra rendimenti) delle piazze emergenti rispetto ai titoli di Stato globali si attestano a oltre 80 punti base (+0,80%) al di sopra della media di lungo periodo. La PSU, però, ha anche aumentato l’esposizione ai Treasury USA come copertura nel caso in cui la crescita dell’economia globale non sia così solida come previsto e contro la possibile instabilità politica in Europa. Preferiti, in particolare, i titoli di stato USA a lunga scadenza.
Preferenza all’obbligazionario statunitense anche da parte di Joachim Fels, Consulente Economico Globale e Andrew Balls, CIO Global Fixed Income di PIMCO. “Privilegiamo le emissioni statunitensi a quelle europee, britanniche e giapponesi, e continuiamo a puntare su una maggiore inclinazione della curva dei rendimenti” spiegano nell’articolo “Liquidità e gestione attiva per selezionare le occasioni d’investimento” i due manager, secondo i quali i Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) statunitensi continuano a offrire valutazioni ragionevoli e una copertura a prezzi interessanti contro il rischio di un’inflazione superiore alle attese, in particolare a fronte dell’incertezza sull’entità dell’espansione fiscale negli Stati Uniti in una fase in cui l’economia si trova in una condizione di pieno impiego. Restando nell’ambito del reddito fisso, Joachim Fels e Andrew Balls hanno lievemente limato l’esposizione al credito corporate (sebbene si tratti di una componente destinata a restare in sovrappeso nel portafoglio), proseguendo l’opera di riduzione delle posizioni nei titoli investment grade e high yield, a vantaggio di emissioni difensive, di alta qualità, a breve scadenza e a basso rischio d’insolvenza. “Ci aspettiamo di mantenere un sovrappeso sui mortgage-backed securities (MBS) non-agency, che di nuovo offrono qualità difensive nell’eventualità di una crescita inferiore alle attese, oltre che premi al rischio a prezzi interessanti per la liquidità, la complessità e l’incertezza sui tempi dei cash flow” specificano i due professionisti dell’investimento che prevedono di mantenere un’esposizione complessivamente neutrale alla duration (scadenza media dei titoli) nei portafogli.
Secondo Ian Spreadbury, Gestore del FF Flexible Bond Fund di Fidelity International, che punta su un approccio globale, flessibile e attivo, “non legato a un benchmark”, la duration deve essere gestita in modo dinamico, facendo attenzione a trovare la misura giusta per non sacrificare i rendimenti ed evitare la correlazione con l’azionario. Per affrontare l’attuale contesto di mercato, il gestore, come specificato nell’articolo "Obbligazioni: perché adottare un approccio globale, flessibile e attivo” investe il 25% sull’high yield, il 25% sul debito governativo e il 50% in obbligazioni societarie di elevato merito creditizio: la duration media del portafoglio è intorno ai 4,5 anni mentre i settori preferiti sono beni di consumo non ciclici, telecomunicazioni, utility e trasporti.
Infine, da segnalare un’interessante evidenza emersa dal Barometro dei Portafogli Italiani, realizzato da Natixis Global Asset Management, che consente di scandagliare i portafogli modello e delle scelte di asset allocation dei consulenti finanziari italiani. “Una delle evidenze più interessanti è che più i profili sono prudenti, più alta è la scelta di fondi alternativi o di fondi multi asset” tiene a precisare nell’articolo ”Risparmiatori italiani, portafogli sempre più esposti alle strategie alternative” Alessandro Marolda, Senior Analyst Portfolio Research and Consulting Group di Natixis Global Asset Management. Infatti, oltre il 25% dei portafogli conservativi sono impiegati in strumenti alternativi: percentuale che scende al 14% e al 7% nei portafogli, rispettivamente, moderati e aggressivi. Alessandro Marolda, pur sottolineando come questo trend sia un fenomeno globale registrato anche in altri paesi analizzati, ritiene che gli strumenti alternativi siano utilizzati come fattori di riduzione del rischio e non per generare ritorni. Il Portfolio Research and Consulting Group ritiene che se i tassi di interesse dovessero continuare a rimanere bassi a livello globale, questa dinamica potrebbe continuare negli anni successivi.
Le obbligazioni dei paesi emergenti ora piacciono molto pure alla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. La PSU, come spiegato nell’articolo “Portafogli, ora debito emergente e Treasury USA stanno bene insieme”, a febbraio ha deciso di passare dal sottopeso al sovrappeso sul debito emergente in valuta locale sulla scia deI brusco rialzo della crescita nominale delle esportazioni dei mercati emergenti e l’inflazione contenuta. Inoltre le valutazioni del debito emergente in valuta locale appaiono allettanti, dato che gli spread obbligazionari (extra rendimenti) delle piazze emergenti rispetto ai titoli di Stato globali si attestano a oltre 80 punti base (+0,80%) al di sopra della media di lungo periodo. La PSU, però, ha anche aumentato l’esposizione ai Treasury USA come copertura nel caso in cui la crescita dell’economia globale non sia così solida come previsto e contro la possibile instabilità politica in Europa. Preferiti, in particolare, i titoli di stato USA a lunga scadenza.
Preferenza all’obbligazionario statunitense anche da parte di Joachim Fels, Consulente Economico Globale e Andrew Balls, CIO Global Fixed Income di PIMCO. “Privilegiamo le emissioni statunitensi a quelle europee, britanniche e giapponesi, e continuiamo a puntare su una maggiore inclinazione della curva dei rendimenti” spiegano nell’articolo “Liquidità e gestione attiva per selezionare le occasioni d’investimento” i due manager, secondo i quali i Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) statunitensi continuano a offrire valutazioni ragionevoli e una copertura a prezzi interessanti contro il rischio di un’inflazione superiore alle attese, in particolare a fronte dell’incertezza sull’entità dell’espansione fiscale negli Stati Uniti in una fase in cui l’economia si trova in una condizione di pieno impiego. Restando nell’ambito del reddito fisso, Joachim Fels e Andrew Balls hanno lievemente limato l’esposizione al credito corporate (sebbene si tratti di una componente destinata a restare in sovrappeso nel portafoglio), proseguendo l’opera di riduzione delle posizioni nei titoli investment grade e high yield, a vantaggio di emissioni difensive, di alta qualità, a breve scadenza e a basso rischio d’insolvenza. “Ci aspettiamo di mantenere un sovrappeso sui mortgage-backed securities (MBS) non-agency, che di nuovo offrono qualità difensive nell’eventualità di una crescita inferiore alle attese, oltre che premi al rischio a prezzi interessanti per la liquidità, la complessità e l’incertezza sui tempi dei cash flow” specificano i due professionisti dell’investimento che prevedono di mantenere un’esposizione complessivamente neutrale alla duration (scadenza media dei titoli) nei portafogli.
Secondo Ian Spreadbury, Gestore del FF Flexible Bond Fund di Fidelity International, che punta su un approccio globale, flessibile e attivo, “non legato a un benchmark”, la duration deve essere gestita in modo dinamico, facendo attenzione a trovare la misura giusta per non sacrificare i rendimenti ed evitare la correlazione con l’azionario. Per affrontare l’attuale contesto di mercato, il gestore, come specificato nell’articolo "Obbligazioni: perché adottare un approccio globale, flessibile e attivo” investe il 25% sull’high yield, il 25% sul debito governativo e il 50% in obbligazioni societarie di elevato merito creditizio: la duration media del portafoglio è intorno ai 4,5 anni mentre i settori preferiti sono beni di consumo non ciclici, telecomunicazioni, utility e trasporti.
Infine, da segnalare un’interessante evidenza emersa dal Barometro dei Portafogli Italiani, realizzato da Natixis Global Asset Management, che consente di scandagliare i portafogli modello e delle scelte di asset allocation dei consulenti finanziari italiani. “Una delle evidenze più interessanti è che più i profili sono prudenti, più alta è la scelta di fondi alternativi o di fondi multi asset” tiene a precisare nell’articolo ”Risparmiatori italiani, portafogli sempre più esposti alle strategie alternative” Alessandro Marolda, Senior Analyst Portfolio Research and Consulting Group di Natixis Global Asset Management. Infatti, oltre il 25% dei portafogli conservativi sono impiegati in strumenti alternativi: percentuale che scende al 14% e al 7% nei portafogli, rispettivamente, moderati e aggressivi. Alessandro Marolda, pur sottolineando come questo trend sia un fenomeno globale registrato anche in altri paesi analizzati, ritiene che gli strumenti alternativi siano utilizzati come fattori di riduzione del rischio e non per generare ritorni. Il Portfolio Research and Consulting Group ritiene che se i tassi di interesse dovessero continuare a rimanere bassi a livello globale, questa dinamica potrebbe continuare negli anni successivi.
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