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Quando il riacquisto di azioni proprie è eccessivo per la crescita aziendale futura

Il riacquisto di azioni proprie e l’aumento dei dividendi sono cresciuti in modo esponenziale compromettendo le risorse per gli investimenti aziendali a lungo termine.

3 Febbraio 2017 10:07
financialounge -  BlackRock buyback dividendi Larry Fink mercati azionari

Uno dei fenomeni che ha caratterizzato i mercati azionari degli ultimi anni è stata la crescita esponenziale dei flussi di riacquisto di azioni proprie (buyback) e dell’aumento dei dividendi. Grazie a questo fenomeno, pur in assenza di un incremento degli utili, gli indici di Borsa sono saliti.

L’esempio più evidente è quello dell’S&P500 di Wall Street. Dal dicembre 2013 a oggi il suo valore è salito del +24%, con gli utili che sono saliti soltanto del 7,5%, mentre dal dicembre 2014, a fronte di profitti sostanzialmente stabili, l’indice è salito di quasi 10 punti percentuali.

È stato calcolato che nei 12 mesi dal primo ottobre 2015 al 30 settembre 2016 il valore dei dividendi e l’ammontare impiegato per il riacquisto di azioni proprie da parte delle aziende dell’S&P 500 ha superato il margine operativo quelle società. È chiaro che, riducendo il numero di azioni in circolazione, si aumentano gli utili per azione a parità di profitti aziendali mentre maggiori dividendi attraggono le azioni in un contesto i tassi di interesse vicini ai minimi storici.

Ma è altrettanto evidente che così facendo si rischia di compromettere la crescita futura e la sostenibilità dei profitti a lungo termine. “È vero che le aziende hanno cominciato a prestare maggiore attenzione a questi problemi di sostenibilità a lungo termine, tuttavia, nonostante le dichiarazioni retoriche circa un loro maggiore impegno hanno, di fatto, continuato ad alimentare i riacquisti ad un ritmo sostenuto” precisa Larry Fink, Chairman & Chief Executive Officer di BlackRock.

Il manager, pur ammettendo di essere favorevole in linea di massima alla restituzione di capitale in eccesso agli azionisti, ritiene tuttavia che le aziende dovrebbero bilanciare queste scelte con gli investimenti nella crescita futura. “Le aziende dovrebbero impegnarsi in riacquisti di titoli propri soltanto quando sono sicure che il ritorno su quei riacquisti superi, in ultima analisi, il costo del capitale e i rendimenti a lungo termine derivanti dagli investimenti nella crescita futura” sottolinea Larry Fink.
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