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Idee di investimento – Obbligazioni – 12 dicembre 2016

12 Dicembre 2016 09:23
financialounge -  Fondi bilanciati fondi multi asset idee di investimento mercati obbligazionari USA
“Sebbene gli impatti sulla vita sociale ed economica degli americani di una presidenza Trump sono ancora tutti da verificare, qualora le politiche della nuova amministrazione dovessero concretamente arrestare la lunga fase rialzista dei mercati obbligazionari e generare un’accelerazione della crescita e dell’inflazione, come peraltro sembrerebbe essere già stato anticipato dai mercati, allora è piuttosto probabile che la dinamica dei ‘tassi bassi più a lungo’ con la quale gli investitori hanno convissuto negli ultimi anni con cambierà” fa sapere, nell’articolo “Perché la dinamica dei tassi bassi più a lungo ora potrebbe cambiare”, Mark Burgess, Chief Investment Officer EMEA di Columbia Threadneedle Investments il quale, volendo sintetizzare al massimo, ipotizza la fine della continua compressione dei rendimenti delle obbligazioni core. Si tratterebbe di una situazione di assoluto rilievo dal momento che tale fenomeno (la riduzione a zero e, in molti casi, sotto zero, dei rendimenti delle obbligazioni) ha costretto negli ultimi anni gli investitori a riversarsi sulle attività rischiose. Ne deriva che se la configurazione della curva dei rendimenti obbligazionari dovesse perdurare, anche la strategia d’investimento di Mark Burgess si adeguerà modificando alcune scelte di portafoglio.

A proposito di scelte di investimento, nell’articolo “Dopo referendum Italia, ecco le scelte di investimento dei gestori” emergono alcune indicazioni. Nell’ambito dei portafogli multi-asset, Natixis Asset Management preferisce assumere un posizionamento neutrale tra azioni e bond con un lieve sovrappeso verso le azioni (e, all’interno delle Borse, privilegiando Wall Street alle azioni area euro ). Al contrario, optano per un sottopeso sulle obbligazioni e sulla duration (sensibilità del portafoglio alle variazioni dei tassi di interesse), sovrappesando in modo modesto i bond governativi italiani. Gli esperti di Amundi, dal canto loro, hanno ridotto il profilo di rischio nei portafogli obbligazionari dopo l’esito del voto del referendum in Italia. Un altro impatto ha riguardato le vendite di posizioni sui paesi periferici. Ma restano comunque in sovrappeso su queste asset class, preferendo però la Spagna all’Italia. I professionisti di Amundi preferiscono poi il segmento delle obbligazioni governative con scadenza 2-7 anni evitando le scadenze lunghe e molto lunghe. In parallelo, hanno ridotto l’esposizione sulle obbligazioni societarie italiane (partendo dai finanziari per poi spingersi ad alleggerire gli industriali). “Le nostre posizioni di sovrappeso sono controbilanciate da posizioni corte (orientate al ribasso o in sottopeso) sui paesi semi-core (come la Francia, ad esempio), che limiterebbero la sottoperformance in caso di un forte allargamento degli spread” spiegano gli esperti di Amundi che ritengono esagerati i timori di un importante sforamento del budget di bilancio americano con l’amministrazione Trump. Di conseguenza, hanno adottato una politica d’investimento che, nel suo insieme, è short (ribassista) in termini di duration (sensibilità ai tassi di interesse sia USA che euro) e long (rialzista) sull’inflazione.

Nel frattempo, secondo alcuni strategist di portafoglio, forse è arrivato il momento giusto per prendere profitto, almeno in parte dalle plusvalenze azionarie americane e reinvestire il ricavato in bond societari USA. Come è spiegato nell’articolo “Perchè conviene prendere profitti da Wall Street a favore delle obbligazioni”, sono sostanzialmente tre le motivazioni di questo suggerimento tattico. In primis, il rally di novembre delle azioni USA (+3,5%) e le vendite sul mercato obbligazionario americano (-4% indice JPM government bond USA) ha ridotto l’attrattiva assoluta del trading a favore dell’azionario. In secondo luogo, un dollaro americano più forte potrebbe aumentare la volatilità del mercato azionario e minare le prospettive di crescita degli utili. In terzo luogo, potrebbero crescere, tra gli investitori, le preoccupazioni circa potenziali perturbazioni sulle valute dei mercati emergenti a causa della continua rivalutazione del biglietto verde.

Infine un consiglio operativo. Costruire un portafoglio bilanciato capace di rendere il 5% nel 2017 non è semplice ma, come descritto nell’articolo “Portafogli, come puntare ad un rendimento annuo del 5 per cento”, si può comunque tentare di fare puntando sull’azionario America, sui mercati emergenti e sui prestiti senior USA. Quest’ultima asset classe, in particolare, è costituita da un prestito bancario subordinato fatto da aziende, e possiede diversi caratteristiche distintive, tra cui un generoso tasso di interesse e un credito nei confronti di un'impresa in caso di insolvenza. I prestiti senior sono scambiati ‘over the counter’ (mercati finanziari non regolamentati), fatto che li rende meno liquidi rispetto ad alcune altre attività a reddito fisso. I prestiti senior degli Stati Uniti hanno registrato volatilità annualizzata del 6,8% negli ultimi 15 anni, rispetto ai 9,8% degli high yield USA e al 14,7% dell’S&P500. Inoltre, hanno una bassa correlazione con altre classi di attività consentendo di migliorare la diversificazione di portafoglio: attualmente riconoscono un rendimento medio annuo del 5,9%.
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