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Le obbligazioni indicizzate all'inflazione sono e rimarranno attraenti

I rialzi dei tassi obbligazionari sono stati determinati da maggiori aspettative di inflazione: uno scenario favorevole alle obbligazioni indicizzate all’inflazione.

21 Novembre 2016 10:53
financialounge -  Amundi deficit inflazione mercati obbligazionari tassi di interesse

I recenti movimenti dei titoli governativi della zona euro e dell’area dollaro sono stati ampi e non si possono spiegare soltanto in base alle aumentate aspettative sull’inflazione, ma anche a fattori che si possono definire esogeni.

Per esempio, in base ad una recente analisi elaborata sui tassi e sui prezzi di mercato tra settembre e metà novembre di quest’anno, il rialzo dei tassi bund decennali (+0,50%) si spiega solo in parte (+0,28%) con le aumentate aspettative di maggiore inflazione della zona euro: stessa dinamica per il decennale del Regno Unito (rialzo del tasso dello 0,76% a fronte di un +0,4% di maggiori aspettative di inflazione) e per il Treasury USA a 10 anni (il cui tasso è salito del +0,65% contro un +0,49% di maggiore inflazione attesa).

Quindi oltre all’inflazione sono entrate in gioco altre variabili quali, per esempio, aspettative diverse nel futuro comportamento delle banche centrali ma anche fattori specifici (vittoria di Trump nelle elezioni presidenziali USA piuttosto che timori di crescita del populismo in Europa).

In questo contesto, secondo gli esperti di Amundi, le obbligazioni indicizzate all'inflazione (inflation linked bond) sono e rimarranno attraenti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Una tesi che trova spiegazioni nell’irripidimento della curva dei tassi: i professionisti di Amundi continuiamo infatti ad essere convinti che l’aumento dei tassi statunitensi sarà molto lento e graduale.

È vero, fanno notare da Amundi, che diversi commentatori sono dell’avviso che un eventuale aumento significativo del deficit americano potrebbe provocare un robusto rialzo dei tassi obbligazionari a lungo termine. Ma, ricordano sempre gli esperti di Amundi, che è bene fare due osservazioni.

In primis, nonostante il neoeletto presidente USA abbia ipotizzato un sensibile aumento del deficit, i membri del Congresso non sono sulla stessa linea e, inoltre, persiste una significativa incertezza relativamente alla futura politica fiscale dell’amministrazione Trump. In secondo luogo, il legame tra il deficit di bilancio e i tassi di interesse statunitensi a lungo termine è sempre stato limitato tranne nei casi di un rilevante incremento del deficit capace di determinare un ingente aumento dell'emissione netta dei titoli di stato.
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