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Referendum costituzionale, opportunità a breve termine ma prudenza nel lungo

Prima del referendum costituzionale italiano, la volatilità degli spread dei periferici euro e degli asset più a rischio aumenterà creando opportunità di investimento.

14 Ottobre 2016 09:39
financialounge -  italia Nicola Mai referendum

Mancano meno di due mesi al 4 dicembre, giorno in cu gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sul referendum costituzionale. Al di là delle riflessioni politiche e delle tante sfumature sulla natura del quesito referendario, agli investitori (e, in particolare quelli internazionali) interessa che l'approvazione della riforma renderebbe la Camera dei Deputati il principale organo legislativo, agevolando la semplificazione del sistema politico italiano grazie anche al fatto che le prossime elezioni politiche sarebbero in grado di determinare una chiara maggioranza di governo.

Gli ultimi dati dei sondaggi confermano l’incertezza dell’esito, con un testa a testa tra sostenitori del ‘SI’ e quelli del ‘NO’ e, soprattutto, circa un 30% di votanti ancora incerti. Tuttavia, benché siano in molti a temere nuove forti tensioni sui mercati con l’avvicinarsi della data del referendum, c’è anche chi segnala la possibilità di sfruttare alcune opportunità che dovrebbero venirsi a creare.

“In Europa, le prospettive macro non sono brillanti, il rischio politico è elevato e la remunerazione per questo rischio è limitata. Dal momento che prediligiamo la preservazione del capitale nel lungo periodo manteniamo un approccio prudente sugli attivi europei nel medio termine” fa sapere Nicola Mai, Executive Vice President e Analista del Credito Sovrano di PIMCO che, tuttavia, rivela che, nell'immediato, il referendum potrebbe generare alcune opportunità.
“A mano a mano che la data del referendum si avvicinerà, la volatilità degli spread dei paesi periferici (il differenziale dei loro rendimenti rispetto a quelli tedeschi di pari durata) e degli attivi di rischio europei (soprattutto, ma non solo, azioni e obbligazioni societarie) potrebbe aumentare e provocare una loro performance inferiore alla media di mercato in caso di vittoria dei ‘No’” spiega Nicola Mai, secondo il quale si potrebbero quindi creare delle opportunità per aumentare posizioni di rischio a condizioni più convenienti, in particolar modo nel caso dei titoli di stato delle economie periferiche, che rimangono ancora protetti dal programma di acquisto della Bce.
Nicola Mai, in ogni caso, raccomanda la massima prudenza sul fronte delle banche italiane: restano infatti ancora vulnerabili e, in caso di bocciatura del referendum, i piani di ricapitalizzazione potrebbero subire sensibili rallentamenti.
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