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Mercati obbligazionari, ora le banche centrali disorientano gli investitori

Una comunicazione poco chiara da parte della banche centrali (soprattutto Fed e BCE) ha creato le condizioni per una correzione dei mercati obbligazionari.

20 Settembre 2016 09:25
financialounge -  Amundi banche centrali Bank of Japan BCE Federal Reserve mercati obbligazionari

Le politiche monetarie dovrebbero restare molto espansive ancora per un po’ sebbene sia evidente che occorra soppesare attentamente i danni collaterale creati da queste misure. Un contesto nel quale la comunicazione delle banche centrali assume un ruolo ancora più di rilievo rispetto al passato.

Proprio una comunicazione poco chiara nelle ultime settimane è stata, secondo gli esperti di Amundi, la principale ragione della correzione dei mercati obbligazionari che ha richiamato quella registrata sui mercati nell'aprile-giugno 2015. I professionisti di Amundi ritengono però che rispetto alla primavera dello scorso anno il quadro globale sia differente a cominciare dai trend macroeconomici.

Nella prima parte dello scorso anno le prospettive sulla crescita e sull’inflazione mostravano segnali di miglioramento, in particolare quelli riguardanti l’incremento del PIL della zona euro. Inoltre le aspettative sull'inflazione a lungo termine (misurate in base al tasso swap a 5 anni) avevano registrato un trend al rialzo (all'1,50% all'1,85%).

Insomma, secondo gli esperti di Amundi, sui mercati prevaleva un certo ottimismo: le dichiarazioni della BCE, nell'aprile 2015, relative ai rendimenti delle obbligazioni (prossimi ai minimi storici) avevano spinto alcuni operatori a ipotizzare una riduzione progressiva del programma di QE (quantitative easing) di Draghi.

Attualmente la situazione è differente sia sotto il profilo della crescita (con le previsioni di consenso che la rivedono sempre al ribasso) e sia sotto l’aspetto dei prezzi al consumo a lungo termine (in particolare nella zona euro, sempre in base al tasso swap a 5 anni, l’inflazione è ancorata all'1,30% contro il target al 2% fissato dalla BCE).

Ecco perché, secondo Amundi, l’attuale correzione dei mercati obbligazionari è probabilmente imputabile alla mancanza di linearità da parte delle banche centrali. Ha iniziato la Federal Reserve con alcuni commenti piuttosto contrastanti rilasciati dai diversi membri della banca centrale americana. La BCE, dal canto suo, nella riunione dell’8 settembre scorso ha, di fatto, preso tempo senza annunciare nessuna novità di rilievo. Ora tutti i riflettori sono puntati sulla Bank of Japan (che domani dovrebbe annunciare le conclusioni di una ‘valutazione generale’ sugli effetti delle politiche che ha adottato negli ultimi tre anni) e sulla Fed che sempre domani alzerà il velo sulle decisioni sui tassi americani.
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