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Competitività, Italia rimandata dagli investitori esteri

12 Aprile 2016 09:39
financialounge -  competitività italia settore bancario
Da un lato, quello dell’attrattività, la qualità delle risorse umane della forza lavoro, la solidità del sistema bancario e la stabilità politica. Dall’altro, quello degli impedimenti, i tempi della giustizia civile, il carico normativo e burocratico, e il carico fiscale. È questa l’istantanea scattata dall’Associazione italiane delle banche estere (Aibe), associazione volontari fondata nel 1984 al fine di tutelare gli interesse degli istituti di credito esteri presenti e operativi nel nostro paese, sui fattori che incidono sulla competitività e sul fare impresa in Italia.

Ebbene, in base all’index Aibe-Censis, un apposito indice messo a punto dall’Aibe e dal Censis, per sintetizzare i punti di forza e quelli critici relativi alla capacità dell’Italia di attrarre i flussi degli investitori internazionali, il nostro paese si è meritato un 5,72 su una scala di valori da 1 (minimo) e 10 (massimo). L’indice, quindi, segnala un giudizio poco sotto la sufficienza: l’Italia è stata rimandata dagli investitori internazionali che, invece, hanno promosso Stati Uniti (8,15), Gran Bretagna (7,82), Germania (7,77), Cina (6,85) e Francia (6,51).

Ma cosa promuovono gli investitori esteri del nostro paese? La qualità delle risorse umane disponibili sul mercato del lavoro (8,1 il voto assegnato), di cui apprezzano la formazione e la qualità dell’attività svolta, la solidità del sistema bancario (7,2), messo in sicurezza grazie anche agli ingenti rafforzamenti patrimoniali, la stabilità politica (6,0). Sull’altro piatto della bilancia, quello che spinge al di sotto della sufficienza il voto complessivo, figurano invece, i tempi della giustizia civile (voto medio 2,8), che resta l’ostacolo numero uno da rimuovere per la competitività, il carico normativo e burocratico (3,3), il carico fiscale (3,5), i livelli di corruzione (4,0), la certezza e la chiarezza del quadro normativo (4,3), il costo dell’energia (5,1) e il costo del lavoro (5,3).
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