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Borse, perché la volatilità resterà alta nel breve periodo

4 Marzo 2016 09:26

financialounge -  borsa mercati azionari volatilità
ultime settimane, i principali indici di borsa internazionali hanno registrato un rimbalzo dai minimi di inizio anno ma in un contesto di volatilità estrema che non si registrava dal 2011-2012 (in occasione della crisi del debito sovrano della zona euro). Secondo gli esperti di Goldman Sachs, affinchè ci possa essere una ripresa sostenuta degli indici, il mercato dovrebbe scendere ulteriormente, diventando davvero a buon mercato, oppure è destinato a rimanere volatile e senza direzione nel breve termine. Fino a quando? Fino a quando si veda una svolta nei fondamentali economici, nel prezzo del petrolio e nelle aspettative di inflazione.

Secondo gli analisti di Goldman Sachs, sono state indicate molte cause per spiegare la correzione da inizio anno, ma secondo loro la motivazione va ricercata nella cosiddettaׂ«Third Wave» (terza ondata), o fase emerging markets, della crisi finanziaria: la prima ondata è quella scatenata dalla crisi dei mutui subprime degli Stati Uniti mentre la seconda ondata è quella relativa alla crisi del debito sovrano europeo. Dal momento che le onde precedenti hanno richiesto l'intervento aggressivo della politica, la svalutazione della moneta e i QE (quantitative easing), si sono subito scatenate preoccupazioni comprensibili circa le conseguenze deflazionistiche che provvedimenti similari dei paesi emergenti potrebbero determinare in un momento in cui gli investitori dubitano circa la portata e l'efficacia di un ulteriore allentamento monetario.

Il rimbalzo azionario nelle ultime settimane, secondo gli esperti di Goldman Sachs, riflette il posizionamento dei portafogli internazionali e la ricopertura a breve (di coloro che avevano scommesso sui ribassi), piuttosto che una maggiore fiducia nei fondamentali. È vero, ammettono da Goldman Sachs, che la maggior parte dei più recenti dati degli Stati Uniti è migliorata e soprattutto che il renminbi si è stabilizzato, ma le aspettative di inflazione rimangono molto depresse. Tuttavia, mentre le valutazioni azionarie sono scese rispetto alle obbligazioni (si stima il premio al rischio, l'ERP, in Europa sia di nuovo ai massimi della crisi finanziaria) le valutazioni assolute azionarie rimangono relativamente elevate nel confronto storico.

Affinché i titoli azionari possano spingersi in modo significativo verso l’alto, i professionisti di Goldman Sachs pensano che le valutazioni avrebbero bisogno di posizionarsi prima verso livelli più bassi: un rapporto p/e (prezzo/utili attesi) di 11 o di 12 rispetto al p/e di 14 attuale. Senza questo, il mercato è destinato a rimanere volatile, almeno fino a quando non vi sarà un chiaro cambiamento nelle aspettative di inflazione. Se uno dei due fattori (o entrambi) non si materializzerà, Goldman Sachs si aspetta oscillazioni del marcato guidato dagli acquisti sui titoli finanziari (le cui valutazioni sono chiaramente vittime di ipervenduto) e con vendite sui titoli dei beni di prima necessità.

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