energia rinnovabile
Un fiume di dollari fugge dal petrolio e va sulle rinnovabili
15 Gennaio 2016 09:10

ori del greggio piangono, ma c’è qualcuno che ride. Sono i produttori di energie rinnovabili, che nel 2015 hanno goduto di investimenti colossali, un fiume di dollari in fuga dal petrolio in caduta che ora punta sulle fonti alternative sperando in ritorni migliori.
In tutto, secondo le stime fatte da Bloomberg, ben 330 miliardi di dollari sono stati investiti l’anno scorso in produzione di energia solare, eolica e altre fonti non fossili. Si tratta di un aumento del 4% rispetto al 2014 che riflette soprattutto il taglio ai costi e agli investimenti nell’industria petrolifera, alla ricerca di risparmi con il barile a 30 dollari. Investimenti in rinnovabili aiutati anche dal calo dei costi del fotovoltaico e delle turbine eoliche.
Si tratta di un fenomeno abbastanza inatteso, molti infatti avevano previsto un crollo degli investimenti nelle energie alternative con il petrolio praticamente regalato rispetto ai prezzi di soli due anni fa. E invece non basta un barile a 30 dollari per mandare fuori mercato eolico e solare, che continuano a guadagnare competitività rispetto alle fonti tradizionali. Un rinascimento, quello delle fonti alternative, evidentemente aiutato dall’attenzione sempre più forte che la politica riserva al contenimento delle emissioni di gas serra.
E mentre gli investimenti in rinnovabili corrono, quelli destinati allo sviluppo di nuove risorse petrolifere sono fermi. Ben 380 miliardi di dollari di investimenti in ricerca e estrazione sarebbero rimasti bloccati dal calo petrolio, secondo le stime dello specialista Wood Mackenzie. I gruppi petroliferi sono in “survival mode" quest’anno, si limitano a sopravvivere sperando in tempi migliori, sempre che arrivino.
In tutto, secondo le stime fatte da Bloomberg, ben 330 miliardi di dollari sono stati investiti l’anno scorso in produzione di energia solare, eolica e altre fonti non fossili. Si tratta di un aumento del 4% rispetto al 2014 che riflette soprattutto il taglio ai costi e agli investimenti nell’industria petrolifera, alla ricerca di risparmi con il barile a 30 dollari. Investimenti in rinnovabili aiutati anche dal calo dei costi del fotovoltaico e delle turbine eoliche.
Si tratta di un fenomeno abbastanza inatteso, molti infatti avevano previsto un crollo degli investimenti nelle energie alternative con il petrolio praticamente regalato rispetto ai prezzi di soli due anni fa. E invece non basta un barile a 30 dollari per mandare fuori mercato eolico e solare, che continuano a guadagnare competitività rispetto alle fonti tradizionali. Un rinascimento, quello delle fonti alternative, evidentemente aiutato dall’attenzione sempre più forte che la politica riserva al contenimento delle emissioni di gas serra.
E mentre gli investimenti in rinnovabili corrono, quelli destinati allo sviluppo di nuove risorse petrolifere sono fermi. Ben 380 miliardi di dollari di investimenti in ricerca e estrazione sarebbero rimasti bloccati dal calo petrolio, secondo le stime dello specialista Wood Mackenzie. I gruppi petroliferi sono in “survival mode" quest’anno, si limitano a sopravvivere sperando in tempi migliori, sempre che arrivino.
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