BCE
Mercati 2016, le previsioni di cui non fidarsi
30 Novembre 2015 09:10

e delI’anno si avvicina e cominciano a fioccare le previsioni su come sarà il 2016 sui mercati finanziari. Diciamo subito che la stragrande maggioranza degli esperti è tra il pessimismo e un lieve ottimismo, mentre nessuno prevede un’annata d’oro. La ragione sta probabilmente nel fatto che chi fa quest’esercizio si preoccupa prima di tutto di non sbagliare eccedendo nell’ottimismo per essere poi accusato di aver indotto i risparmiatori a perdere quattrini. Prevedere catastrofi invece è meno rischioso: se si indovina si diventa un guru e si passa alla storia, se no pazienza. Le incognite sono tante, soprattutto quelle che riguardano gli shock esterni, come gli sviluppi geopolitici e militari, e poi ci sono i famosi “cigni neri”, vale a dire gli eventi negativi del tutto inattesi. Come lo scandalo Volkswagen, per capirci.
Lasciando stare l’imprevedibile, alcuni punti fermi sul 2016 ci sono. Il primo è che i tassi di interesse americani si muoveranno al rialzo. Molti temono questo fattore, perché potrebbe provocare shock sulle economie più indebitate dei paesi emergenti. Alcuni hanno anche paura che la banca centrale americana possa esagerare, alzando i tassi in modo troppo aggressivo, con effetti negativi sulla Borsa di Wall Street. Ma, si può obiettare, se lo farà sarà perché l’economia americana va meglio del previsto, quindi si tratterà dell’effetto di un trend positivo, che impatterà positivamente la Borsa, e magari anche le economie emergenti. Dall’America all’Europa, dove Mario Draghi, al contrario della Fed di Janet Yellen, continua a dare liquidità al sistema bancario e tiene i tassi a zero, o quasi. Anche qui c’è qualcuno che dice che sta esagerando, perché in questo modo forza gli investitori a andare sulle azioni (il reddito fisso non rende niente, di fisso ormai ci sono solo i tassi negativi, il reddito non c’è più) gonfiando una bolla che potrebbe scoppiare. Ma, si può obiettare anche qui, la BCE pompa liquidità per far ripartire l’economia: se funziona (e sta funzionando) le Borse europee stanno solo anticipando la ripresa.
Non ci sono solo le azioni e le obbligazioni. I mercati sono fatti anche di monete e di prezzi delle materie prime. Il re delle prime è il dollaro, e tutti scommettono che salirà, l’incognita è solo quanto. C’è chi lo vede addirittura tornare ai massimi dell’inizio degli anni 2000 contro euro, a quota 0,85 (vale a dire che per comprare un euro bastano 85 cent). Anche qui si può obiettare: se la medicina di Draghi funziona e l’economia europea riparte, il mercato si convincerà che anche la BCE si metterà sulla stessa strada della Fed, e comincerà a pensare prima o poi di alzare un po’ i tassi di interesse. Il 2015 si sta chiudendo nel segno della divergenza tra le politiche monetarie di America e Europa, tra un anno potremmo essere in fase di convergenza. E non sarebbe male per le due aree e anche per il resto del mondo, se le due maggiori economie andassero nella stessa direzione. Sulle materie prime il discorso si fa molto difficile. È come sedersi al tavolo del Black Jack. Si può prevedere che prima o poi i prezzi risaliranno, ma quando, e dopo essere scesi quanto, è veramente un esercizio impossibile.
Detto tutto questo, vale a dire dopo essersi sforzati di fare ragionamenti ragionevoli, resta il problema dei problemi: come tradurli in scelte operative sulla destinazione dei propri risparmi? Quello che serve non è un mago con la sfera di cristallo che non ha nessuno, ma qualcuno che abbia la competenza sui meccanismi di mercato e gli strumenti finanziari, insieme alla sensibilità necessaria per capire cosa ci si aspetta da un investimento. E poi rispettare due o tre regole di fondo. Regola numero uno: mai tutte le fiches sul Rosso (o sul Nero) o peggio ancora su un numero solo. Numero due: ragionare sempre con la testa e mai con la pancia, e soprattutto evitare le scelte emotive, che sono quelle che poi producono le reazioni emotive. Regola numero tre, anche se non la consiglia l’esperto, mantenere un po’ di cash ed evitare di essere investiti al 100%, sicuramente non fa male.
Lasciando stare l’imprevedibile, alcuni punti fermi sul 2016 ci sono. Il primo è che i tassi di interesse americani si muoveranno al rialzo. Molti temono questo fattore, perché potrebbe provocare shock sulle economie più indebitate dei paesi emergenti. Alcuni hanno anche paura che la banca centrale americana possa esagerare, alzando i tassi in modo troppo aggressivo, con effetti negativi sulla Borsa di Wall Street. Ma, si può obiettare, se lo farà sarà perché l’economia americana va meglio del previsto, quindi si tratterà dell’effetto di un trend positivo, che impatterà positivamente la Borsa, e magari anche le economie emergenti. Dall’America all’Europa, dove Mario Draghi, al contrario della Fed di Janet Yellen, continua a dare liquidità al sistema bancario e tiene i tassi a zero, o quasi. Anche qui c’è qualcuno che dice che sta esagerando, perché in questo modo forza gli investitori a andare sulle azioni (il reddito fisso non rende niente, di fisso ormai ci sono solo i tassi negativi, il reddito non c’è più) gonfiando una bolla che potrebbe scoppiare. Ma, si può obiettare anche qui, la BCE pompa liquidità per far ripartire l’economia: se funziona (e sta funzionando) le Borse europee stanno solo anticipando la ripresa.
Non ci sono solo le azioni e le obbligazioni. I mercati sono fatti anche di monete e di prezzi delle materie prime. Il re delle prime è il dollaro, e tutti scommettono che salirà, l’incognita è solo quanto. C’è chi lo vede addirittura tornare ai massimi dell’inizio degli anni 2000 contro euro, a quota 0,85 (vale a dire che per comprare un euro bastano 85 cent). Anche qui si può obiettare: se la medicina di Draghi funziona e l’economia europea riparte, il mercato si convincerà che anche la BCE si metterà sulla stessa strada della Fed, e comincerà a pensare prima o poi di alzare un po’ i tassi di interesse. Il 2015 si sta chiudendo nel segno della divergenza tra le politiche monetarie di America e Europa, tra un anno potremmo essere in fase di convergenza. E non sarebbe male per le due aree e anche per il resto del mondo, se le due maggiori economie andassero nella stessa direzione. Sulle materie prime il discorso si fa molto difficile. È come sedersi al tavolo del Black Jack. Si può prevedere che prima o poi i prezzi risaliranno, ma quando, e dopo essere scesi quanto, è veramente un esercizio impossibile.
Detto tutto questo, vale a dire dopo essersi sforzati di fare ragionamenti ragionevoli, resta il problema dei problemi: come tradurli in scelte operative sulla destinazione dei propri risparmi? Quello che serve non è un mago con la sfera di cristallo che non ha nessuno, ma qualcuno che abbia la competenza sui meccanismi di mercato e gli strumenti finanziari, insieme alla sensibilità necessaria per capire cosa ci si aspetta da un investimento. E poi rispettare due o tre regole di fondo. Regola numero uno: mai tutte le fiches sul Rosso (o sul Nero) o peggio ancora su un numero solo. Numero due: ragionare sempre con la testa e mai con la pancia, e soprattutto evitare le scelte emotive, che sono quelle che poi producono le reazioni emotive. Regola numero tre, anche se non la consiglia l’esperto, mantenere un po’ di cash ed evitare di essere investiti al 100%, sicuramente non fa male.
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