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Scelte di portafoglio, l’approfondimento non è mai abbastanza

4 Novembre 2015 10:49
financialounge -  BRIC Carlo Benetti GAM india mercati emergenti
Di fronte alla complessità delle dinamiche dei mercati finanziari, la logica degli acronimi e dell’analisi superficiale è fuorviante: la sintesi non è affatto di aiuto. “È questione di prospettiva, le decisioni di investimento vanno incastonate nell’unico ordine temporale possibile, quello del lungo termine: quando si tratta di scelte di portafoglio, l’approfondimento non è mai abbastanza” sottolinea nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 2 novembre Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di GAM Italia Sgr, secondo il quale, nonostante tutto, i mercati emergenti restano una formidabile opportunità di investimento con azioni, obbligazioni governative societarie, in valuta forte come in valute locali.

Dal 2001, quando O’Neill coniò il fortunato acronimo BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), sono cambiate molte cose e soprattutto dal 2013 le economie emergenti hanno sperimentato il passaggio da una condizione di flussi di denaro continui, fiducia e alti prezzi delle materie prime, ad un contesto di più severe condizioni monetarie e prezzi delle commodity al punto più basso del loro super ciclo. La lunga fase di aggiustamento ha evidenziato le asincronie del ciclo del credito e i diversi gradi di resistenza dei conti pubblici al dollaro forte.

Emerge, è il caso di dirlo, un universo di investimento che negli ultimi anni si è ulteriormente differenziato: basti pensare alle enormi differenze che si possono constatare, solo per fare alcuni esempi, tra alcuni paesi dell’est europeo come Ungheria e Polonia, e la Russia, il Brasile, la Cina, il Cile o il Sud Africa. Analisi superficiali che tendano a considerare i mercati emergenti come un unico universo sono destinate a creare spesso confusione e a far perdere opportunità interessanti di investimento. Un esempio pratico recente lo dimostra in modo perentorio. La condizione negativa della bilancia dei pagamenti comune a India, Sud Africa, Indonesia, Brasile e Turchia, ha dato origine ai cosiddetti «Fragile Five». L’analisi aveva tenuto conto dei saldi commerciali negativi ma non aveva valutato altri parametri ugualmente importanti come crescita, produttività, politiche fiscali, misure monetarie. Ed uno dei «Cinque Fragili», l’India, ha messo a segno grandi performance: il giudizio negativo formulato sulla valutazione della sola bilancia dei pagamenti avrebbe fatto perdere una buona occasione di investimento. Le analisi superficiali e generalizzate, hanno il fascino della semplicità ma perdono in profondità: l’attività di investimento fa i conti con una realtà non solo complessa ma in rapido mutamento.

“Un approccio alle economie emergenti selettivo e flessibile consente al gestore professionale di riconoscere e cogliere le occasioni di investimento che si formano nei disallineamenti del ciclo economico e delle politiche monetarie e nelle loro evidenti implicazioni su tassi di interesse, spread e dinamiche valutarie” fa notare Carlo Benetti che segnala infine due esempi di paesi probabilmente eccessivamente penalizzati.

“In Brasile i dubbi sulla capacità del governo di Dilma Rousseff di riportare i conti pubblici sotto controllo si sono scaricati sulla valuta, il real si è deprezzato di circa il 40% nel 2015, i rendimenti in valuta locale e in valuta forte sono ai massimi. I rendimenti nominali sono oltre il 13% che significa rendimenti reali di deciso interesse con l’inflazione attorno al 8,5% e attesa in discesa verso il 6% nel corso del 2016. Anche in Messico la reazione dei mercati alla normalizzazione dei tassi americani è stata probabilmente eccessiva e il paese merita l’attenzione selettiva dell’investitore interessato al rendimento reale attorno al 2,5% delle scadenze quinquennali”.
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