inflazione
A proposito di inflazione, ecco le riflessioni dei lettori
3 Novembre 2015 10:47

ticolo “Urge inflazione, ma la Fed aspetta” ha alimentato un vivace dibattito tra i nostri lettori, molti dei quali ci hanno scritto. Tra questi è emersa una posizione che sottolinea come stia cambiando la mentalità delle persone nell’approccio alla spesa.
Più in particolare, si spende meno per il fatto che si tende a privilegiare il necessario senza farsi influenzare troppo (come in passato) dalla pubblicità e dal consumo fine a se stesso. Forse, fanno notare questi attenti osservatori, nella nostra società (italiana ed europea) inizia a prendere forma un nuovo modo di sentirsi realizzati non per l’avere quanto piuttosto per l’essere. Si tratta di un’analisi sicuramente interessante, e il comportamento che si delinea potrebbe anche essere definito virtuoso e, per molti versi, anche incline alla sostenibilità sociale e ambientale.
Il problema è che, se anche tale nuovo approccio ai consumi si propagasse alla maggioranza della popolazione o, addirittura, a tutte le famiglie, ci sarebbe bisogno di tempo prima che il paniere di riferimento delle autorità di statistica (l’Istat per l’Italia e l’Eurostat per l’Europa) possa essere modificato al fine di adeguarlo al nuovo modello di spesa. Nel frattempo il problema della bassa inflazione, nel modo in cui viene finora calcolata, resta sul tavolo così come rimane palese il disallineamento tra il costo della vita ufficiale e quello percepito dalle famiglie.
Ecco perché, l’idea di agire evitando la trappola della liquidità (tasso a zero) come suggerito nell’articolo “Urge inflazione, ma la Fed aspetta” è un’opzione che potrebbe avere delle implicazioni positive anche sia sui risparmiatori e sui consumatori, oltre che sui mercati finanziari.
Più in particolare, si spende meno per il fatto che si tende a privilegiare il necessario senza farsi influenzare troppo (come in passato) dalla pubblicità e dal consumo fine a se stesso. Forse, fanno notare questi attenti osservatori, nella nostra società (italiana ed europea) inizia a prendere forma un nuovo modo di sentirsi realizzati non per l’avere quanto piuttosto per l’essere. Si tratta di un’analisi sicuramente interessante, e il comportamento che si delinea potrebbe anche essere definito virtuoso e, per molti versi, anche incline alla sostenibilità sociale e ambientale.
Il problema è che, se anche tale nuovo approccio ai consumi si propagasse alla maggioranza della popolazione o, addirittura, a tutte le famiglie, ci sarebbe bisogno di tempo prima che il paniere di riferimento delle autorità di statistica (l’Istat per l’Italia e l’Eurostat per l’Europa) possa essere modificato al fine di adeguarlo al nuovo modello di spesa. Nel frattempo il problema della bassa inflazione, nel modo in cui viene finora calcolata, resta sul tavolo così come rimane palese il disallineamento tra il costo della vita ufficiale e quello percepito dalle famiglie.
Ecco perché, l’idea di agire evitando la trappola della liquidità (tasso a zero) come suggerito nell’articolo “Urge inflazione, ma la Fed aspetta” è un’opzione che potrebbe avere delle implicazioni positive anche sia sui risparmiatori e sui consumatori, oltre che sui mercati finanziari.
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