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Idee di Investimento – Azioni – 05 ottobre 2015

5 Ottobre 2015 09:32
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Nonostante sui mercati stia prevalendo il pessimismo e gli investitori stiano assumendo un atteggiamento di scarsa propensione al rischio, all’orizzonte potrebbe esserci un guadagno potenziale di circa il 10% entro fine anno. È questa la previsione che si può leggere nell’articolo “Borse, ora c’è un 10% di potenziale rialzo entro fine anno” nel quale sono riportati i dati di uno studio a cura della divisione Global Equity Research di Credit Suisse che ha rielaborato le nuove stime sui principali indici di Borsa. All’interno del report si può constatare come gli esperti di Credit Suisse confermino il sovrappeso sull’Italia in funzione di evidenze positive sia sul lato macro economico che su quello prettamente finanziario.

Tra coloro che ritengono interessante Piazza Affari figura anche Luigi Dompè, Portfolio Manager Azionario (Italia) e gestore dei fondi azionari Italia Anima Geo Italia e Anima Italia di Anima Sgr. “Nei portafogli dei fondi azionari di Anima si continuano a preferire in termini relativi le Borse europee, in quanto sostenute dal QE (quantitative easing) della BCE, che si è dichiarata pronta a fare ancora di più per spingere l’inflazione e supportare la crescita nell’Eurozona, dall’indebolimento della moneta unica, ma anche dal miglioramento del quadro macro e dall’incremento degli utili delle aziende. In particolare, riteniamo che Piazza Affari possa essere tra le più promettenti in Europa: notiamo che i dati economici stanno confermando la ripresa economica in atto e ci sono le condizioni in base alle quali la Borsa italiana possa chiudere l’anno su livelli superiori agli attuali” dichiara nell’articolo “Borsa, quella italiana risulta tra le Piazze europee più promettenti” il manager che, per quanto riguarda invece i settori da preferire in Piazza Affari, dovrebbero essere privilegiati quelli esposti all’economia domestica e all’Eurozona, con un particolare focus sul settore bancario. Da sovrappesare, secondo il gestore, pure il settore dei media e delle utilities municipalizzate, mentre il settore dei titoli industriali appare già correttamente valutato incorporando nei prezzi buona parte della graduale ripresa attesa del ciclo economico.

Un altro mercato azionario che attira l’attenzione dei gestori resta poi quello cinese: nel paese asiatico c’è un trend strutturale in atto che è strettamente legato al ribilanciamento dell’economia di Pechino e da circa 6 anni il fondo [tooltip-fondi codice_isin="ie00b1w3wr42"]GAM Star China Equity[/tooltip-fondi] ne ha tenuto conto. “Abbiamo infatti un’esposizione molto ridotta ai titoli ciclici mentre siamo concentrati sul settore dei servizi, approccio testimoniato anche dai nuovi titoli inseriti in portafoglio durante gli ultimi 12 mesi. Tra i nomi in portafoglio: una società di autonoleggio parzialmente di proprietà di Hertz e una società di mobile gaming” dichiara nell’articolo”Azionario Cina, meglio i settori dei servizi che quelli ciclici” Michael Lai, gestore del fondo, che ricorda come il settore dei servizi abbia resistito meglio degli altri durante questo periodo di rallentamento economico, con i dati degli indici PMI di settore ancora superiori alla soglia dei 50 punti (il livello al di sopra della quale è segnalata espansione). Il manager continua inoltre a identificare sacche di crescita, per esempio le vendite online e gli incassi dei box office, che sta provando a intercettare.

Attenzione però ai facili entusiasmi e, soprattutto, al «fai da te». La vicenda Volkswagen, come sottolinea Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di GAM Italia Sgr, nell’articolo “La pericolosità del fai da te sui titoli di standing blasonato”, offre un ulteriore esempio della pericolosità del «fai da te», anche su titoli ritenuti di elevato standing. Sono ben diverse le conseguenze di una devastante correzione in portafogli individuali e in portafogli ampiamente diversificati come quelli dei fondi azionari: in questi ultimi la sottoperformance è dolorosa ma mai catastrofica. Il mercato ha punito severamente il titolo Volkswagen e, almeno inizialmente, l’intero settore dell’auto. In situazioni come questa il panico non paga quasi mai, la vendita d’impulso potrebbe rivelarsi improvvida. “Ma per la stessa ragione non è detto che debba scattare l’automatismo degli acquisti su un titolo pesantemente colpito. In entrambi i casi è raccomandabile raccogliere migliori e più complete informazioni. Ad esempio è ancora impossibile quantificare con buona approssimazione il danno economico: sarà ingente ma alcune delle stime che si leggono sono probabilmente esagerate. È preferibile aspettare e, meglio ancora, lasciar fare al gestore” è la raccomandazione del manager.

Un discorso più o meno analogo può essere fatto sul settore dell’energia come è stato esposto nell’articolo “Petrolio, rischi e opportunità nella Guerra dell’Energia”. A conti fatti, però, si possono fare alcune riflessioni sui rischi e sulle opportunità nella Guerra dell’Energia. Nel breve termine è piuttosto difficile che il prezzo del greggio possa recuperare in modo significativo in quanto i fattori a sfavore del prezzo (domanda mondiale debole, produzione elevata sia dell’OPEC che dell’industria shale oil USA, dollaro forte) sembrano prevalere su quelli a favore. D’altra parte, come ha dimostrato il recupero del prezzo del petrolio tra gennaio e maggio, qualche rimbalzo è possibile nel breve mentre nel medio – lungo termine alcuni fattori potrebbero giocare a favore di un recupero strutturale delle quotazioni: in quest’ottica, soprattutto per coloro che siano poco esposti al settore petrolifero (o che siano del tutto non investiti), un posizionamento su un fondo azionario settore energia (magari tramite un piano di accumulo) potrebbe rappresentare a questi prezzi una opzione da prendere in considerazione, in particolare se si può disporre di un orizzonte temporale di 3-5 anni.

Un approccio, quello tramite l’utilizzo del pac, che può rivelarsi interessante pure per l’investimento in alcuni settori promettenti ma che, nel breve termine, potrebbero soffrire insieme all’intero mercato: l’agricoltura e il lusso.

Per cavalcare il primo trend, ci si può affidare per esempio, come specificato nell’articolo “Agricoltura, le nuove frontiere di un investimento diversificato” al [tooltip-fondi codice_isin="lu0366534773"]Pictet – Agriculture[/tooltip-fondi], il fondo posizionato per cogliere le tante opportunità che emergono dai cambiamenti in agricoltura, in un momento in cui nuovi metodi scientifici si stanno sviluppando e diventano investibili: dalla società in grado di realizzare sistemi di utilizzo «di precisione» di fertilizzanti e protezione dei raccolti a quella che produce etichette intelligenti per l’imballaggio di prodotti di aziende internazionali, oppure l’impresa che ottimizza il riciclo dei prodotti e della produzione animale.

Se invece si desiderasse intercettare le opportunità nel settore dei beni di lusso, un’opzione è rappresentata dal JB Luxury Brands Fund di GAM. “I fattori importanti nel lungo termine restano la crescita del ceto medio e il conseguente aumento dei redditi tra fasce più ampie della popolazione, soprattutto nei mercati emergenti” sottolinea nell’articolo “Beni di lusso, il vero focus è su ceto medio e mercati emergenti” Scilla Huang Sun, gestore del [tooltip-fondi codice_isin="lu0329429897"]JB Luxury Brands Fund[/tooltip-fondi] di GAM che poi aggiunge:. “Nei nostri investimenti ci concentriamo sulle aziende di lusso che hanno in portafoglio marchi forti e possiedono punti vendita di proprietà in tutto il mondo. Queste aziende sono meglio diversificate e non vengono interessate così fortemente dalle oscillazioni valutarie e dall’andamento congiunturale dei singoli paesi”.
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