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ETF in Piazza Affari, dopo 13 anni ripartono da quota mille

11 Settembre 2015 11:02
financialounge -  ETF Piazza Affari
Esattamente 13 anni fa, nel settembre 2002, veniva inaugurato il segmento ETFplus di Borsa italiana: con la quotazione degli 8 nuovi ETF del gruppo db-x trackers dello scorso 9 settembre, è stato tagliato il traguardo storico dei mille strumenti negoziati con 16 emittenti differenti per nazionalità e tipologia di prodotti offerti. Quindi, dopo 13 anni, gli ETF quotati in Piazza Affari ripartono da quota mille.

Un mercato, quello degli ETF, che è cresciuto progressivamente negli anni anche in Italia, come nel resto del mondo: basti pensare che a fine agosto 2015 i patrimoni sottostanti agli ETF quotati in Piazza Affari superavano i 45 miliardi di euro, registrando un aumento del +35% rispetto ai valori di 12 mesi prima.

Ma perché gli ETF piacciono tanto agli investitori? Il successo è dovuto a diversi fattori. In primis la caratteristica di replicare in modo puntuale un preciso indice di mercato (sia azionario, come, per esempio l’indice S&P500 di Wall Street, che obbligazionario, come quello dei BTP). Poi ci sono i costi. Un ETF azionario costa tra lo 0,05% o lo 0,7%, in termini di TER (total expense ratio, il totale cioè di tutte le spese che gravano a vario titolo in un anno) contro l’1,50% - 2% di un comune fondo azionario. Poi, ancora, piace la quotazione in Borsa: l’ETF può essere comperato ed acquistato in tempo reale esattamente come un qualunque titolo azionario, conoscendo il prezzo esatto.

Per quanto riguarda invece i punti deboli o critici, c’è la tassazione che, rispetto ai fondi comuni e alle gestioni patrimoniali, è un po’ più complessa da calcolare e il fatto che, essendo fondi passivi replicano nel bene (quando l’indice sottostante sale) ma anche nel male (quando l’indice di riferimento scende) il mercato senza possibilità di frenarne il movimento. Una differenza sostanziale rispetto ai fondi a gestione attiva i cui gestori, invece, possono intervenire per limitare le cadute rispetto all’indice di mercato oppure amplificarne il guadagno quando l’indice di riferimento cresce.

Proprio quest’ultimo aspetto chiarisce un punto che, spesso, crea confusione: gli ETF e i fondi non sono affatto concorrenti tra loro quanto piuttosto dei prodotti che possono (anzi devono) integrarsi in portafoglio per aumentare l’efficienza e i costi complessivi dell’investitore.
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