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High Yield

Obbligazioni high yield europee, non è il momento di vendere

17 Luglio 2015 17:45
financialounge -  High Yield mercati obbligazionari Pictet Roman Gaiser
Per Roman Gaiser, Head of High Yield di Pictet Asset Management, non è ancora il momento di vendere le obbligazioni high yield europee.

“Non è certo facile prevedere come andranno le cose sui mercati nelle prossime settimane e la volatilità sarà generalmente più intensa. Ma dal punto di vista fondamentale e tecnico, la situazione sembra buona. Un aspetto allettante del debito high yield europeo è una duration (scadenza media dei titoli) molto breve rispetto alle emissioni americane della stessa categoria e ad altri strumenti fixed income del vecchio continente. La duration media, pari a tre anni e mezzo, è meno della metà di quella dei Bund. Il significato di questo divario non dovrebbe sfuggire agli investitori. La duration è forse il rischio più grande in questa fase del ciclo economico. È quanto abbiamo visto a maggio e giugno, quando i rendimenti tedeschi hanno subito un brusco rialzo, mentre le obbligazioni high yield sono rimaste relativamente stabili. Un fenomeno ancora più evidente nel caso del debito high yield a breve scadenza, che presenta una duration media di un anno e mezzo” puntualizza Roman Gaiser secondo il quale, da una prospettiva fondamentale, i risultati aziendali non sono certo brillanti.

Tuttavia, come fa notare il manager, agli investitori high yield non servono necessariamente utili in rapida crescita per assicurarsi cospicui guadagni. I profitti sono stabili anche grazie alla moderata ripresa dell'economia europea, che due anni fa era invece indiscutibilmente in recessione. Si tratta di un contesto più favorevole al debito high yieldche al mercato azionario, che ha sempre bisogno di dati decisamente migliori. In borsa, le quotazioni di una società stabile sono destinate a scendere. In ambito high yield, invece, la cedola di un emittente stabile e solido sarà sempre interessante. Nel tempo le obbligazioni high yield offrono una performance migliore dei titoli azionari nel senso che generano un rendimento più alto per unità di volatilità. Il debito high yield batte anche i titoli di Stato nel lungo periodo. Perché? Perché comprende un importante elemento reddituale che compensa eventuali default. Ogni anno l'investitore riceve una cedola del 4-6% che bilancia almeno in parte le possibili perdite di capitale.

Guardando ai settori, Roman Gaiser, preferisce quelli esposti alla ripresa europea, vale a dire legati ai consumi, come la distribuzione al dettaglio.

“Guardiamo con favore anche all'area dei servizi, dai servizi al consumo (come il noleggio auto) al gioco. Anche i servizi alle imprese vanno bene. Un altro settore interessante è quello delle telecomunicazioni: le aziende sono indubbiamente soggette a una forte concorrenza, ma è in atto un processo di consolidamento ad ampio raggio. Negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono cinque grandi operatori, in Europa 120 o giù di lì. Non dico che fra tre o cinque anni anche in Europa ci saranno cinque società di telecomunicazioni, ma l'attività di fusione è molto intensa. Per noi è un bene perché tendiamo a investire in piccole imprese che sono solitamente nel mirino delle grandi aziende e quando una società viene acquisita le sue obbligazioni ne beneficiano” sottolinea Roman Gaiser che conclude spiegando agli investitori attratti dai fondamentali del debito high yield ma ancora spaventati da un rischio di credito più elevato perché si tratta di un falso problema: “Molte persone non si rendono conto che le aziende più note sono di fatto emittenti high yield. Spesso si pensa erroneamente che l'asset class sia popolata esclusivamente da piccole imprese con bilanci deboli, ma le società high yield operano nell'economia reale, si trovano ovunque e fanno parte della nostra vita quotidiana: l'auto di famiglia, il cibo che mettiamo in tavola, la linea aerea con cui viaggiamo. Molte compagnie, come British Airways, Air France e Lufthansa, sono emittenti sub investment grade, così come tante case automobilistiche, da Renault a Peugeot, da Fiat ad Aston Martin. Alcune di queste aziende sono state declassate durante la crisi finanziaria, ma molte altre fanno parte dell'universo high yield per scelta: preferiscono operare in leva perché è più remunerativo per gli azionisti se gli affari vanno bene”.
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