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Idee di Investimento - Obbligazioni - 15 giugno 2015

15 Giugno 2015 08:08
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L’aumento dei tassi di interesse del mercato obbligazionario iniziato da metà aprile conferma, secondo molti attenti osservatori, che le obbligazioni non possono più essere come in passato uno strumento da cassettista puro (quello che, in termini tecnici, viene definito «buy and hold») quanto piuttosto un' asset class di trading da riservare agli investitori professionali.
Secondo per esempio Anja Hochberg, CIO – Europe & CH di Credit Suisse, i rendimenti, che attualmente sono leggermente più elevati sul debito periferico, possono essere ancora impiegati quale fonte di rendimento in un portafoglio a reddito fisso europeo. “Inoltre, per i portafogli obbligazionari europei, continuiamo a raccomandare di detenere obbligazioni a rendimento più elevato (ossia le obbligazioni dei mercati emergenti), riducendo però un po’ la quota dei titoli high-yield statunitensi, per via della loro solida performance e di un’eventuale volatilità antecedentemente al primo rialzo dei tassi negli USA” fa poi presente nell’articolo “Bond, uno strumento di trading per l’investitore professionale” Anja Hochberg per la quale, in tutti i casi, sono le soluzioni obbligazionarie flessibili che possono funzionare nei vari segmenti, strumenti e scadenze del reddito fisso quelle che godono del miglior posizionamento in assoluto per questo quadro problematico.

Anche per Giordano Lombardo, Group Chief Investment Officer di Pioneer Investments, non esiste una ricetta miracolosa per quanto riguarda le politiche di investimento. Ma, come ha avuto modo di spiegare nell’articolo “Il mix vincente di diversificazione e ritorno assoluto” la combinazione di un'ampia diversificazione ed un approccio di gestione orientato al ritorno assoluto (perseguito, ad esempio, attraverso strumenti “liquid alternative”) possono aiutare a migliorare il profilo rischio/rendimento dei portafogli degli investitori. Non a caso, tra i prodotti più richiesti dai risparmiatori italiani negli ultimi anni figurano i multi asset. Fondi comuni e comparti di Sicav estere che riescono a diversificare il portafoglio in tutte le asset class (azioni, obbligazioni, strumenti di liquidità, asset immobiliari, materie prime, valute e strategie alternative) con un rigoroso controllo del rischio.

"Oggi gli investitori in cerca di rendimento sono spinti a fare maggiore ricorso ad asset class più rischiose rispetto a quelle che, di solito, sono state utilizzate dalle famiglie italiane. In parallelo aumenta l’esigenza dell’impiego di una gestione attiva e flessibile, che richiede l’intervento fondamentale di un gestore professionale, e diminuisce l’approccio del «fai-da-te» divenuto sempre più rischioso” commenta nell’articolo “Cosa insegnano i 30 anni dei fondi multi asset italiani” Davide Gatti, Direttore Vendite di ANIMA, la Sgr che proprio in questi giorni festeggia 30 anni di attività con tre fondi di diritto italiano, due dei quali multi asset. Si tratta, per la precisione, di Anima Visconteo A (fondo bilanciato obbligazionario multi asset che vanta un rendimento annuo composto del 7,53%), di Anima Geo Global A (fondo azionario globale internazionale con un +7,40% medio annuo) e di Anima Sforzesco A (fondo obbligazionario misto multi asset con performance +6,39% all’anno).

Per quanto riguarda poi i segmenti obbligazionari in cui i gestori ritengono ci sia ancora valore ce ne sono due che si stanno ritagliano un posto di primo piano: gli inflation linked e i bond emerging markets. Su questi ultimi il team di gestione di Pioneer Investments mantiene, come segnalato nell’articolo “Mercato obbligazionario, perché guardare agli emergenti”, una view costruttiva sul credito seppure accompagnata da una forte selettività poiché non tutto il mercato offre, a fronte di quotazioni a buon mercato, fondamentali interessanti.

Sui titoli legati all’inflazione, invece, Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse, nell’articolo “Bond, quelli indicizzati all’inflazione potrebbero sorprendere” commenta: “La relativa illiquidità delle obbligazioni high yield è fonte di preoccupazione, e visto che alcuni dei driver per il rally dei titoli energetici high yield negli USA stanno perdendo slancio nel primo trimestre portiamo a neutrale il nostro giudizio sulla classe d’investimento. Le migliori prospettive sono quelle delle obbligazioni indicizzate all’inflazione in un quadro caratterizzato da una normalizzazione dei prezzi al consumo”.
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