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Mercati, volatilità in aumento e dollaro sempre forte

5 Giugno 2015 09:43
financialounge -  disoccupazione dollaro John Greenwood PIL quantitative easing
La domanda a livello globale resta piuttosto carente a seguito dell’inadeguata crescita monetaria e creditizia nelle principali economie. Ciò ha mantenuto la spesa dei consumatori e delle imprese debole, la crescita del Pil bassa e la disoccupazione elevata. Ecco perché John Greenwood, capo economista di Invesco nel suo outlook trimestrale avvisa gli investitori: "Devono aspettarsi che i rendimenti sui titoli a reddito fisso resteranno bassi a lungo e che i tassi di crescita nominali di vendite, utili e rendimenti nei mercati azionari saranno inferiori al passato”. L’economista ribadisce inoltre la sua opinione di lunga data, secondo cui l'attuale espansione del ciclo economico sarebbe di natura prolungata: la ragione principale è che bassa crescita e bassa inflazione eviterebbero la necessità di politiche di austerity che porterebbero a una rapida fine dell'espansione.

Guardando più in particolare alla Zona Euro, John Greenwood, pur definendo tardivo il programma di allentamento quantitativo della Bce per poter impedire la deflazione, ritiene che possa contribuire a sostenere e a accelerare una ripresa che, altrimenti, sarebbe piuttosto anemica. Ma a precise condizioni. "La chiave del successo del piano dipenderà dalla sua progettazione e attuazione. La Bce necessita di acquistare debito a lungo termine da istituti non bancari per poter garantire una crescita monetaria più rapida e un effetto di «riequilibrio del portafoglio»", sottolinea l’esperto che, per l’anno in corso, ritiene probabile una crescita dell'1,2% nella zona euro, sebbene alcuni Paesi, tra cui Germania, Spagna e Irlanda, abbiano mostrato una crescita più vigorosa.
Greenwood prevede, inoltre, una persistente volatilità nei mercati valutari, obbligazionari e azionari nel 2015 a causa della marcata divergenza della politica monetaria delle principali banche centrali, che riflette le significative differenze nella crescita reale del Pil tra gli Stati Uniti e il Regno Unito da un lato e il Giappone e l'Eurozona dall'altro. “Se la Fed è attualmente sulla buona strada per aumentare i tassi di interesse alla fine dell'anno, il calo dell'inflazione britannica a zero potrebbe significare che Bank of England alzerà i tassi di interesse più tardi della banca americana. Nel frattempo, la Banca centrale europea e quella giapponese proseguiranno con gli acquisti di bond sovrani e con la politica dei tassi vicini allo zero” spiega l’economista che, in questo scenario, stima che il dollaro statunitense possa rafforzarsi ulteriormente quest'anno, per tre motivi principali: ripresa più avanzata dell'economia statunitense rispetto alle altre principali economie, attraendo flussi di capitale; probabile rialzo dei tassi di interesse nel corso dell'anno e nel prossimo da parte della Fed e prezzi delle materie prime persistentemente deboli che dovrebbero intaccare il valore delle valute di molti produttori di materie prime. "Le banche forniscono ora credito al posto della Fed, gli investimenti delle imprese sono in recupero e la spesa dei consumatori sta riprendendo il suo normale slancio: prevedo una crescita del 2,9% negli Stati Uniti per il 2015", conclude Greenwood.
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