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Mercati Emergenti, solo la selezione può fare la differenza

5 Giugno 2015 10:20

financialounge -  dollaro Khaled Louhichi materie prime mercati emergenti
anto riguarda le valutazioni, i Mercati Emergenti incominciano a essere meno allettanti su base assoluta. Peraltro, non si intravede nessun catalizzatore che possa invertire il trend negativo nel breve termine determinato dal continuo aumento dei costi (l’inflazione salariale), dalle riduzioni dei margini, e dalla vulnerabilità macroeconomica, in particolar modo per quei Paesi che hanno un disavanzo delle partite correnti. Inoltre, le recenti correzioni dei prezzi delle materie prime e del greggio, insieme alla forza del dollaro, continueranno ad avere effetti negativi sui Mercati Emergenti. In questo contesto, Khaled Louhichi, Senior Analyst Emerging Markets di Union Bancaire Privée (UBP) crede che la divergenza tra Mercati Emergenti aumenterà, in quanto i vari Paesi non hanno la stessa sensibilità verso tali trend: per esempio, Russia e Brasile rispetto a India e Turchia.
“Inoltre, a nostro avviso i listini azionari continueranno a premiare quei mercati dove i Governi sono in grado di implementare delle riforme importanti (Cina, India, Indonesia, Turchia e le Filippine). Visti gli importanti interventi delle Banche centrali, la volatilità delle valute continuerà ad essere un tema importante nel prossimo futuro” sottolinea il manager che, a proposito delle valutazioni dei Mercati Emergenti dice: “I ROE (return on equity) continuano a deteriorarsi, fatta eccezione per l’area asiatica. Crediamo che tali sconti siano in parte giustificati dalle continue contrazioni dei ritorni sull’equity e dei margini, che abbiamo visto da metà 2010. Le paure maggiori per i Mercati Emergenti riguardano il continuo aumento dei costi (l’inflazione salariale) e le riduzioni dei margini, così come la vulnerabilità macroeconomica, in particolar modo per quei Paesi che hanno un disavanzo delle partite correnti. Tuttavia, non vediamo nessun catalizzatore che possa invertire tale trend nel breve termine”.
In termini di notizie macro, la continua volatilità e la debolezza dei dati cinesi, insieme alle continue tensioni nel Medio Oriente e in Ucraina si vanno ad aggiungere a un sentiment negativo sui Mercati Emergenti in generale. Nonostante ciò, secondo Khaled Louhichi, le ultime azioni del Governo cinese hanno dato un po’ di speranza, e continuiamo a vedere un rally importante nell’azionario locale. “Ciò può in parte essere spiegato da fattori tecnici come il programma di connessione Shenzen - Hong Kong e i relativi flussi, e fondamentalmente dall’obiettivo di liberalizzare il settore finanziario nei prossimi anni” ipotizza il manager che conclude spiegando le implicazioni sui mercati emergenti derivanti dalle recenti correzioni dei prezzi delle materie prime e del greggio, insieme alla forza del dollaro: “Non c’è ombra di dubbio che, all’interno del settore energetico, il recupero dei prezzi di aprile è stato di breve durata. Il settore dovrebbe calare questo mese e fare peggio del mercato globale. Il marginale lordo operativo (EBITDA) nel primo trimestre del 2015 è calato del 40% per le società petrolifere americane e canadesi, e rispettivamente del 30% e del 20% per le società europee e asiatiche. L’EPS forward a 12 mesi potrebbe crollare di oltre il 24% nel 2015. Rimaniamo sottopesati sul settore”.

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