Federal Reserve
Banche, lo spezzatino non riduce i rischi
26 Maggio 2015 09:00

attito sul «too big to fail» (letteralmente troppo grande per fallire) è sempre aperto in America e in Europa. Più sono grandi, più gli istituti di credito dal crac della banca d’affari Lehman Brothers in poi sono costrette dai regolatori, dalla Federal Reserve americana alla Banca centrale europea, ad avere capitali rafforzati perché costituiscono un rischio sistemico, e quindi devono essere ancora più solide dal punto di vista patrimoniale.
Per risolvere il problema c’è chi suggerisce il cosiddetto spezzatino, fare cioè a pezzi i tanti colossi del credito in tante banche più piccole e specializzate in specifici segmenti di mercato: dal retail all’investment banking, dal private banking al factoring ecc.
Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, non è però d’accordo. “Rimango scettica sul fatto che facendo a pezzi le (grandi) banche, per quanto con le migliori intenzioni, sia efficace”, ha affermato nel testo di un intervento pronunciato a Reykjavik in Islanda. Secondo la Mester, infatti, se le economie sono su larga scala, restrizioni dimensionali creerebbero solo l’incentivo per cercare di aggirarle muovendo le attività al di fuori del perimetro a maggior regolazione, ma questo non garantirebbe una simmetrica riduzione del rischio sistemico.
Per risolvere il problema c’è chi suggerisce il cosiddetto spezzatino, fare cioè a pezzi i tanti colossi del credito in tante banche più piccole e specializzate in specifici segmenti di mercato: dal retail all’investment banking, dal private banking al factoring ecc.
Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, non è però d’accordo. “Rimango scettica sul fatto che facendo a pezzi le (grandi) banche, per quanto con le migliori intenzioni, sia efficace”, ha affermato nel testo di un intervento pronunciato a Reykjavik in Islanda. Secondo la Mester, infatti, se le economie sono su larga scala, restrizioni dimensionali creerebbero solo l’incentivo per cercare di aggirarle muovendo le attività al di fuori del perimetro a maggior regolazione, ma questo non garantirebbe una simmetrica riduzione del rischio sistemico.
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