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Carlo Benetti

Il filo rosso che unisce il dollaro e l’immobiliare cinese

30 Aprile 2015 10:15
financialounge -  Carlo Benetti cina dollaro settore immobiliare
Pochi giorni fa è saltato il Kalsa Group, prima società immobiliare cinese a crollare sotto il peso dell’esposizione finanziaria in dollari e dei prezzi in discesa delle case.
“Benchè si tratti di un caso particolare, può rappresentare un interessante spunto in quanto coinvolge due questioni generali: l’evoluzione del dollaro e quella del mercato immobiliare cinese in relazione alla crescita del PIL” fa notare Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 27 aprile.
Lo strategist, ne approfitta, quindi, per affrontare le due tematiche. Il dollaro ha raggiunto valori che non si vedevano da dodici anni, la divergenza dei rendimenti e delle politiche monetarie tra le due sponde dell’Atlantico hanno scatenato le previsioni sul prossimo traguardo della parità con l’euro e addirittura oltre. Ma, per Carlo Benetti, è proprio quando lo scenario sembra dipanarsi con chiarezza che è il momento di porsi interrogativi critici. È fuori dubbio che la debolezza del dollaro negli anni passati abbia contribuito alla ripresa americana e, specularmente, l’Europa abbia sofferto a causa di un euro relativamente forte.
Il passaggio del testimone del Quantitative Easing dalla Federal Reserve alla BCE ha significato anche un passaggio di testimone dell’indebolimento della valuta: in pochi mesi il dollaro è passato da 1,40 a 1,06 dando l’attesa spinta alle esportazioni europee e alla ripresa del Vecchio Continente.
“La Fed sta studiando per non sbagliare modi e tempi dell’aumento dei tassi di interesse ma nel frattempo le aziende americane si accorgono che forse non è così conveniente avere la sola moneta rivalutata in un mondo di svalutazioni, ritengono la parità con l’euro troppo bassa, un valore al di sotto della parità un disastro” puntualizza Carlo Benetti.
D’altra parte, non ci sono solo i 17 mila miliardi di dollari dell’economia USA ad essere esposti alle decisioni della Yellen perché fuori dagli Stati Uniti ci sono altri nove mila miliardi di dollari tra emissioni e debito bancario. Non solo. C’è da tenere conto inoltre che le banche centrali asiatiche ed in fondi sovranazionali sono detentori di ingenti riserve di dollari e non è detto che vogliano continuare negli acquisti: probabilmente, Cina, Russia o l’Arabia Saudita, per fare qualche esempio, potrebbero essere riluttanti a mettere nei Treasury ulteriori quote della loro ricchezza.
“Insomma non è detto che la parità euro/dollaro USD sia dietro l’angolo” sintetizza Carlo Benetti che poi passa a indagare sull’immobiliare cinese. “In Cina la crescita ruggente ha coinciso con la grande migrazione interna dalle campagne alla costa e in venticinque anni il tasso di inurbamento è più che raddoppiato (era 19% nel 1990, oggi è 55%) grazie all’arrivo nelle città di decine di milioni di persone” rivela lo strategist che poi ricorda come nel 2013 si manifestarono le prime avvisaglie, poi il crollo nel 2014 quando i prezzi delle abitazioni sono scesi del 6%. Nel mese di gennaio di quest’anno sono crollati di un ulteriore 5%, un collasso che si è immediatamente riverberato nella crescita: nel primo trimestre l’attività economica è stata di +1,3%, uno dei peggiori dati degli ultimi anni.
“Ma anche in questo caso sarebbe un errore trarre affrettate conclusioni dalla visibile correlazione tra mercato immobiliare e PIL. Un sistema complesso come quello cinese esige maggiore indagine in quanto il sistema è innervato da elementi di forza sotterranei, e la determinazione a controllare il tasso di rallentamento è condivisa in tutti i livelli di governo, centrali e periferici” argomenta Carlo Benetti per il quale un episodio minore come il fallimento di una società cinese ha consentito di allargare lo sguardo su due variabili importanti come il dollaro e il mercato immobiliare in Cina e di ricordare la fragilità delle previsioni, esercizio suggestivo da quando è nato l’uomo ma, da millenni, altrettanto inutile.
“L’attività di investimento è scientifica nella strumentazione statistica utilizzata ma diventa immediatamente pseudo-scientifica quando costruisce portafogli sul vaticinio del futuro. Bisognerebbe invece chiedere aiuto all’esperto per lavorare con pazienza sulla costruzione di una strategia coerente nel lungo termine (su questo vedi L’Alpha e il Beta del 19.01.2015)” suggerisce infine Carlo Benetti.
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