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Petrolio, ecco chi beneficia di più del calo dei prezzi

10 Aprile 2015 09:30

financialounge -  petrolio
ver toccato i valori minimi degli ultimi 6 anni a metà gennaio, il prezzo del greggio ha ripreso un po’ di vigore per alcune settimane per poi però di nuovo riprendere a scendere a seguito delle notizie riguardanti le scorte USA di benzina (sempre su livelli molto sostenuti) e dei dati relativi ai produttori di shale oil americani (che proseguono l’estrazione di petrolio nonostante i loro margini siano sempre più ridotti). Nella seconda metà di marzo, però, è bastato l’intervento armato saudita nello Yemen per innescare un deciso balzo dei prezzi all’insù di circa cinque punti percentuali in una sola seduta di Borsa (quella di giovedi 26 marzo) a dimostrazione di come la situazione sui mercati sia ancora alla ricerca di un punto di equilibrio.

In ogni caso, a meno di un allargamento del conflitto all’intera area mediorientale, capace cioè di coinvolgere gli alleati di Yemen (Cina, Russia, e Iran) e dell’Arabia Saudita (Stati Uniti ed Europa), secondo gli analisti il prezzo del petrolio dovrebbe continuare a stazionare tra i 45 e i 60 dollari al barile, cioè tra il 40% e il 50% in meno rispetto alla media del primo semestre del 2014. Un contesto che sarebbe favorevole agli importatori e, ovviamente, dovrebbe impattare negativamente sui produttori.

Tra i primi, figurano sicuramente i consumatori USA e quelli dei paesi emergenti che, nei prossimi 6-9 mesi grazie ai risparmi sui prezzi del carburante, potrebbero alimentare un incremento dei consumi che, a sua volta, innalzerebbe la crescita globale a partire dalla seconda metà del 2015. Più in generale, invece, Stati Uniti, Europa, Giappone, Cina e qualche altro paese emergente beneficeranno dei prezzi più bassi del petrolio, mentre i paesi maggiormente penalizzati saranno Russia e Arabia Saudita.

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