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Idee di investimento - Azioni - 09 febbraio 2015

9 Febbraio 2015 09:40

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della BCE dovrebbe produrre chiari effetti indiretti attraverso il canale dei tassi di interesse e di cambio: un deprezzamento dell’euro migliorerà le prospettive degli esportatori europei e il calo del prezzo del petrolio porterà un importante vento di poppa. “Questi fattori permetteranno di correggere al rialzo le stime di consenso per la crescita economica dell’eurozona nel 2015, che attualmente, a nostro parere, sono troppo pessimistiche” commenta nell’articolo “I 5 fattori di supporto all’Europa dopo il varo del QE” Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, per il quale la decisione storica della BCE di lanciare un quantitative easing a tutto campo ha almeno cinque importanti risvolti per gli investitori: dall’ulteriore conferma della divergenza delle politiche monetarie a livello mondiale agli impatti della decisione della Banca nazionale svizzera (BNS) di abbandonare il cambio minimo franco svizzero/euro che aveva fedelmente difeso per quasi tre anni e mezzo, dalla maggiore complessità nella costruzione dei portafogli per i conti denominati in franchi svizzeri alle tendenze deinflazionistica delle principali materie prime come il petrolio, il minerale di ferro, il rame e il carbone, fino al graduale passaggio del testimone di Borsa da Wall Street all’eurozona (in valuta locale) e al Giappone.
A proposito del listino di Tokyo, Andrew Rose, Fund manager azionario giapponese di Schroders ha avuto modo di spiegare le ragioni del suo moderato ottimismo sulla borsa nipponica nell’articolo “Azionario Giappone, supporto da fondamentali, petrolio e yen”. Sul fronte azionario, il contesto macroeconomico giapponese è di supporto ai listini. “Ma è favorevole pure il quadro dei fondamentali delle aziende, considerando le valutazioni, i profitti e gli incentivi per migliorare la corporate governance” dichiara Andrew Rose, che poi aggiunge: “Molti osservatori dei mercati rimangono concentrati sulla traiettoria dello yen, dato il brusco calo fatto registrare nel 2014. E’ difficile valutare l’outlook della divisa giapponese, ma siamo cautamente positivi riguardo al fatto che la maggior parte del deprezzamento si sia già verificato”.
Restando in Asia, Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management, nell’articolo “Guardare oltre la nebbia delle politiche monetarie” dichiara di essere positivo sul mercato azionario cinese sebbene, come aveva annunciato nell'ultima newsletter, abbia venduto tutta la sua posizione long sul recente movimento rialzista. Per lo strategist, la Cina è l'unico paese del G20 che sta attuando delle riforme strutturali per tornare a crescere in modo più sano: eventuali «incidenti di percorso» rappresentano pertanto una «buy opportunità» e, di conseguenza, preferisce rimanere un compratore sulle correzioni.
Infine, per quanto fortemente sconsigliato per i rischi che comporta l’investimento in un unico titolo (peraltro di una società internet) rispetto alla scelta di un fondo specializzato sull’alta tecnologia, c’è chi segnala l’appeal delle azioni Facebook. “Abbiamo analizzato il possibile impatto degli ingenti investimenti in Ricerca & Sviluppo di Facebook cercando di spalmare i costi attraverso un esercizio di capitalizzazione e deprezzamento. Ciò avrebbe l'effetto di aumentare i profitti della società di oltre il 10%. Su base nominale e utilizzando le stime del consensus sui profitti, le azioni di Facebook scambiano con un multiplo di 29 volte gli utili 2015 e di 22 volte gli utili del 2017. Adeguati per la liquidità e le spese di R&S, crediamo che multipli di 23 volte sui profitti del 2016 e di 16 volte su quelli del 2017 siano più corretti. Questo rende i titoli Facebook un investimento di grande valore nell’ambito dei social” commenta Mark Hawtin, gestore del fondo GAM Star Technology nell’articolo “Titoli Facebook sottovalutati in base agli investimenti in R&S”.

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