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La BCE getta le basi per la ripresa economica europea

23 Gennaio 2015 10:30
financialounge -  BCE crescita economica deflazione John Greenwood quantitative easing
“Questo programma è indiscutibilmente un grande passo avanti rispetto alle manovre adottate finora dal Concilio Governativo della BCE. Ci vorrà del tempo prima che si possano iniziare a vedere gli effetti positivi di questo programma nell’economia reale, ma nel giro di un anno o poco più dovremmo assistere ad una ripresa, ipotizzando che l’aggregato monetario cresca ai tassi che abbiamo stimato. In seguito, vi potrebbe essere anche una graduale crescita dell’inflazione rispetto all’attuale deflazione” è questa la sintesi del commento di John Greenwood, Capo economista globale di Invesco sulla decisione annunciata ieri di Draghi.

Le ipotesi cui fa cenno John Greenwood si basano su tre presupposti:

1) che non vi siano dispersioni ad esempio dovute alla continua riduzione del bilancio o agli aumenti di capitale delle banche dell’Eurozona;
2) che la BCE non acquisti obbligazioni a tranche mensili di 60 miliardi di euro dalle banche;
3) che le banche continuino a concedere prestiti agli attuali tassi. A queste specifiche condizioni, l’aggregato M3 dell’Eurozona passerebbe da una crescita del 3,1% annuo al 9% - 10% annuo all’inizio del 2016. Un risultato che, John Greenwood definisce però «lo scenario più ottimistico che si possa immaginare».

Ripercorriamo insieme i passaggi indicati da John Greenwood per arrivare a questa sua conclusione. Quasi due anni dopo che l’economista aveva previsto una fase di deflazione per l’Eurozona e dopo un mese da quando tale previsione è diventata realtà (con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo che ha mostrato una flessione dello 0.2% su base annua) il Comitato Governativo ha deciso di prendere serie misure per contrastare la deflazione.

Il programma di QE (Quantitative Easing) inizierà solo a marzo e incorporerà l’attuale acquisto di titoli asset-backed (ABSPP) e covered bond (CBPP3), quindi i nuovi acquisti di titoli di stato, di titoli emessi da agenzie governative e di obbligazioni sovra-nazionali saranno inferiori a quanto preventivato. Dal marzo 2015 fino al settembre 2016 gli acquisti da parte della BCE, insieme a quelli della Banca Centrale Nazionale (NCB) «saranno pari a 60 miliardi di euro al mese».

Questo permetterà di espandere il bilancio della BCE per un totale di 1.140 miliardi di euro, passando dagli attuali 2.220 a 3.360 miliardi trilioni alla fine di settembre 2016 (escludendo eventuali cessioni di altri asset da parte della BCE).
Tuttavia, l’espansione del bilancio della BCE non è fine a sé stesso. Lo scopo principale del programma dovrebbe essere quello di creare nuovi depositi nel sistema monetario, che significa nuovi fondi nelle mani di famiglie ed imprese. Se tutti gli acquisti di obbligazioni servissero a creare nuovi depositi nel sistema bancario (il che non è probabile), l’aggregato monetario M3 aumenterebbe da 10.200 miliardi di euro (al novembre 2014, l’ultimo dato disponibile) a 11.860 miliardi alla fine di settembre 2016. Contemporaneamente, questo dovrebbe favorire l’aumento del credito bancario (sotto-forma di prestiti bancari e investimenti da parte delle banche) per un simile ammontare.

“Come avevo spiegato nel documento «passare il testimone» del 28 novembre 2014, gli aspetti essenziali per ottenere un programma di quantitative easing di successo sono rappresentati dal fatto che la Banca Centrale deve innanzitutto acquistare titoli a lungo termine ed anche acquistare tali titoli da istituti non bancari. Tuttavia, la BCE ha annunciato ieri che le «modalità operative» del programma riguarderanno l’acquisto di obbligazioni con una scadenza minima di 2 anni e massima di 30 anni (al momento del loro acquisto). A mio giudizio i titoli dovrebbero, idealmente, avere scadenze nel segmento più a lungo termine (diciamo tra i 10 e 30 anni) altrimenti la BCE si troverebbe ad affrontare un «giro contabile» (come quello fatto dalla Federal Reserve) per allungare la scadenza dei propri titoli. Sfortunatamente, acquistando titoli con scadenze inferiori (ovvero intorno ai 2 anni), la BCE rischia di doverli acquistare dalle banche piuttosto che dagli istituti non bancari, riducendo l’efficacia del programma stesso" conclude John Greenwood.
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