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Idee di Investimento - Obbligazioni - 12 gennaio 2015
12 Gennaio 2015 10:02

�articolo “Borse e liquidità, cosa ha insegnato il 2014” è stato illustrato come, nel 2014, chi avesse scelto di non investire sottoscrivendo o mantenendo in portafoglio i prodotti monetari avrebbe portato a casa un risicato +0,19%. Un trend che potrebbe ripetersi pure nell’anno appena iniziato: potrebbero cioè proseguire (e forse anche con maggior frequenza e intensità) le fasi di correzione e volatilità dei mercati ma è praticamente certo che con i fondi monetari l’investitore porterà a casa lo zero o, addirittura come nei secondi sei mesi del 2014, accuserà una perdita in conto capitale. Anche per questo occorre investire nei mercati creditizi europei (e globali) che offrono, pur in un contesto all’insegna di rendimenti dei titoli di Stato relativamente contenuti, interessanti opportunità con rendimenti più elevati.
Ne è convinta Eve Tournier, Executive Vice President presso la sede PIMCO di Londra e responsabile della gestione di portafogli obbligazionari paneuropei, che nell’articolo “Portafogli obbligazionari, come puntare al 6% nel 2015“ dice: “Gli investitori possono privilegiare strategie obbligazionarie flessibili e diversificate, in grado di sfruttare le opportunità offerte dal mercato e che offrono un potenziale di rendimento allettante del 4-6% con una volatilità analoga”. Attualmente la strategist esprime la ferma convinzione nei titoli finanziari in due modi: per quanto riguarda le banche più solide, investe nella parte subordinata della struttura del capitale, che offre rendimenti di circa il 4-6%, mentre, per quanto concerne le banche di seconda fascia, investe in obbligazioni senior. “Giudichiamo particolarmente interessanti le obbligazioni bancarie senior dei paesi periferici agli attuali rendimenti (tra i 100 e i 200 punti base in più rispetto al Libor per le scadenze a 3-4 anni), alla luce della disponibilità dei finanziamenti quadriennali della BCE a 15 punti base, che a nostro avviso nei prossimi 12 mesi causeranno un restringimento degli spread sui titoli bancari dei paesi periferici” sostiene Eve Tournier che, infine, dopo quattro mesi all’insegna dell’ampliamento degli spread, ritiene l’alto rendimento globale relativamente interessante, in virtù anche di rendimenti superiori al 6%.
Un altro punto fermo per l’anno appena iniziato è poi costituito dalla forza del dollaro americano. A questo proposito, Russ Koesterich, Strategist Global Chief Investment di BlackRock, nell’articolo “Emergono opportunità nella "vecchia tecnologia" e nei finanziari” segnala tra i temi di investimento del 2015 proprio il rafforzamento del biglietto verde: “Nell’attuale contesto si segnalano alcuni temi chiave per iniziare l'anno. Il primo è rappresentato dalla politica monetaria della Fed meno accomodante, in contrasto con la crescita più debole e con la politica monetaria più espansiva nel resto del mondo. Ciò comporta diverse implicazioni tra le quali la prospettiva di un dollaro più forte. Se il biglietto verde continua ad apprezzarsi, eserciterà una ulteriore maggiore pressione al ribasso sui prezzi delle materie prime” sostiene infatti Russ Koesterich.
La dinamica di rafforzamento della divisa americana dovrebbe, secondo diversi analisti valutari, proseguire anche nel 2015 senza però esercitare un ampio apprezzamento rispetto alla valuta cinese. Secondo il consenso, infatti, il cambio euro/dollaro USA dovrebbe scivolare fino a 1,15 entro nei prossimi 12 mesi mentre il fixing euro/renminbi potrebbe spostarsi in area 7,0 – 7,2 (dall’attuale 7,6). Joshua Demasi, portfolio manager and emerging markets strategist di Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Global Asset Management), pur non escludendo che il 2015 possa mostrare un indebolimento del renminbi rispetto alla forza dollaro, ritiene infatti probabile che tale svalutazione non si rivelerà drammatica. “La leadership cinese e la Banca popolare di Cina (la banca centrale di Pechino) vogliono infatti un renminbi stabile al fine di facilitare gli investimenti e il commercio. Un indebolimento deciso della divisa cinese potrebbe causare fuoriuscite di capitali stranieri, cosa che la Cina non vuole. L’obiettivo delle autorità di Pechino è infatti quello di ridurre il sistema bancario ombra utilizzando gli investimenti stranieri” spiega Joshua Demasi nell’articolo “La forza del dollaro e la resistenza del renminbi cinese”.
Ne è convinta Eve Tournier, Executive Vice President presso la sede PIMCO di Londra e responsabile della gestione di portafogli obbligazionari paneuropei, che nell’articolo “Portafogli obbligazionari, come puntare al 6% nel 2015“ dice: “Gli investitori possono privilegiare strategie obbligazionarie flessibili e diversificate, in grado di sfruttare le opportunità offerte dal mercato e che offrono un potenziale di rendimento allettante del 4-6% con una volatilità analoga”. Attualmente la strategist esprime la ferma convinzione nei titoli finanziari in due modi: per quanto riguarda le banche più solide, investe nella parte subordinata della struttura del capitale, che offre rendimenti di circa il 4-6%, mentre, per quanto concerne le banche di seconda fascia, investe in obbligazioni senior. “Giudichiamo particolarmente interessanti le obbligazioni bancarie senior dei paesi periferici agli attuali rendimenti (tra i 100 e i 200 punti base in più rispetto al Libor per le scadenze a 3-4 anni), alla luce della disponibilità dei finanziamenti quadriennali della BCE a 15 punti base, che a nostro avviso nei prossimi 12 mesi causeranno un restringimento degli spread sui titoli bancari dei paesi periferici” sostiene Eve Tournier che, infine, dopo quattro mesi all’insegna dell’ampliamento degli spread, ritiene l’alto rendimento globale relativamente interessante, in virtù anche di rendimenti superiori al 6%.
Un altro punto fermo per l’anno appena iniziato è poi costituito dalla forza del dollaro americano. A questo proposito, Russ Koesterich, Strategist Global Chief Investment di BlackRock, nell’articolo “Emergono opportunità nella "vecchia tecnologia" e nei finanziari” segnala tra i temi di investimento del 2015 proprio il rafforzamento del biglietto verde: “Nell’attuale contesto si segnalano alcuni temi chiave per iniziare l'anno. Il primo è rappresentato dalla politica monetaria della Fed meno accomodante, in contrasto con la crescita più debole e con la politica monetaria più espansiva nel resto del mondo. Ciò comporta diverse implicazioni tra le quali la prospettiva di un dollaro più forte. Se il biglietto verde continua ad apprezzarsi, eserciterà una ulteriore maggiore pressione al ribasso sui prezzi delle materie prime” sostiene infatti Russ Koesterich.
La dinamica di rafforzamento della divisa americana dovrebbe, secondo diversi analisti valutari, proseguire anche nel 2015 senza però esercitare un ampio apprezzamento rispetto alla valuta cinese. Secondo il consenso, infatti, il cambio euro/dollaro USA dovrebbe scivolare fino a 1,15 entro nei prossimi 12 mesi mentre il fixing euro/renminbi potrebbe spostarsi in area 7,0 – 7,2 (dall’attuale 7,6). Joshua Demasi, portfolio manager and emerging markets strategist di Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Global Asset Management), pur non escludendo che il 2015 possa mostrare un indebolimento del renminbi rispetto alla forza dollaro, ritiene infatti probabile che tale svalutazione non si rivelerà drammatica. “La leadership cinese e la Banca popolare di Cina (la banca centrale di Pechino) vogliono infatti un renminbi stabile al fine di facilitare gli investimenti e il commercio. Un indebolimento deciso della divisa cinese potrebbe causare fuoriuscite di capitali stranieri, cosa che la Cina non vuole. L’obiettivo delle autorità di Pechino è infatti quello di ridurre il sistema bancario ombra utilizzando gli investimenti stranieri” spiega Joshua Demasi nell’articolo “La forza del dollaro e la resistenza del renminbi cinese”.
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