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Azioni Europa, perché restare pazientemente in attesa

23 Dicembre 2014 11:00
financialounge -  cina Cyril Moullé-Berteaux mercati azionari settore bancario
“È probabile che sia necessario restare tranquillamente in attesa del momento giusto per investire nella prossima fase di ripresa dell’Eurozona” dichiara Cyril Moulle – Berteaux, Portfolio Manager del MS INVF Diversified Alpha Plus e responsabile del Head of Global Multi-AssetTeam di Morgan Stanley Investment Mangement. Per il gestore, che ammette che nel 2014 l’Eurozona abbia deluso sia le previsioni di Morgan Stanley IM che quelle di mercato, nel corso del prossimo anno l’andamento valutario, i tassi d’interesse e il petrolio dovrebbero contribuire positivamente al graduale rilancio della zone euro che, inoltre, dovrebbe beneficiare dell’espansione significativa del bilancio della BCE e dell’assorbimento del contraccolpo inferto dalla Russia alla crescita europea.

Ripercorriamo insieme i passaggi che inducono Cyril Moulle – Berteaux ad essere moderatamente positivo sull’Europa per il 2015, soffermandoci su tre punti:
2) le cause della delusione europea;
3) se tali fattori continueranno a plasmare il futuro, impedendo una ripresa vera e propria.

“La nostra prima stima di una crescita del Pil dell’Eurozona pari all’1,25-1,5% nel 2014 si basava sui seguenti fattori:

1) L’ampio margine di ripresa economica dopo due importanti recessioni intervenute nell’arco di sei anni;
2) L’enorme allentamento delle condizioni finanziarie dai livelli peggiori del 2011-2012 a quelli odierni;
3) La fine dell’austerità fiscale;
4) La fine del deleveraging bancario;
5) La stabilizzazione dei prezzi petroliferi”

argomenta il gestoreche poi spiega le ragioni della delusione europea: “Una delle cause impreviste della sottoperformance europea di quest’anno è riconducibile all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e i suoi corollari quali le sanzioni, il crollo del rublo e l’entrata in recessione dell’economia russa. Tuttavia, emergono ostacoli ben più imponenti che si frappongono alla crescita futura rispetto alle ricadute una tantum delle esportazioni in Russia. Innanzitutto il bilancio della BCE si è contratto di oltre 1000 miliardi di euro negli ultimi due anni, malgrado il taglio dei tassi da parte della banca centrale, l’avvio degli acquisti di attivi e le indicazioni di una sua futura espansione. Gli Stati Uniti, che hanno vissuto una ripresa economica moderata ma apprezzabile, hanno invece beneficiato di una banca centrale che non ha mai abbandonato l’allentamento quantitativo durante la fase di debolezza dell’economia, accrescendo stabilmente il suo bilancio dai 900 miliardi di dollari del 2008 ai circa 4500 miliardi di oggi".

In secondo luogo Cyril Moulle – Berteaux non è certo che il sistema bancario europeo abbia operato rettifiche tali da renderlo in grado di supportare appieno una ripresa: il rapporto impieghi/prestiti del sistema è sì diminuito, fa notare lo strategist, ma rimane ben oltre i livelli raggiunti da Stati Uniti e Giappone all’indomani delle rispettive crisi (104% contro l’80% e il 75%).
Inoltre, anche se la drastica austerità del 2011-2013 è finita, nel 2015 l’Eurozona subirà ancora un esiguo drenaggio fiscale netto (0,10% del PIL). Insomma, una dinamica ben lontana dallo stimolo fiscale pari al 3,0% del PIL che ha rimesso in piedi l’economia americana nel 2009-2010.

Detto questo cosa si prospetta all’orizzonte europeo per il 2015?
A preoccupare Cyril Moulle – Berteaux è l’impatto del continuo rallentamento in Cina, specie sulla Germania, fulcro dell’economia dell’Eurozona. Gli ultimi dati relativi all’attività e alla creazione di credito in Cina preludono a un’ulteriore decelerazione nei prossimi trimestri, che con tutta probabilità avrà ricadute significative sugli esportatori in tutto il mondo.

Sul versante valutario va detto che, sebbene l’euro abbia perso terreno negli ultimi due trimestri, l’abituale sfasamento temporale tra la moneta e la sua economia è di circa un anno: la divisa unica europea dovrebbe svalutarsi di un altro 6% arrivando a quota 1,16 contro il dollaro USA (e rimanerci) per imprimere all’economia uno stimolo pari allo 0,50% del PIL e compensare gran parte degli altri fattori negativi.

“Tutto considerato siamo tuttavia propensi ad adottare un approccio ottimistico nei confronti dell’Eurozona, soprattutto nel 2015. Secondo i nostri modelli nel 2015 gli utili dell’area cresceranno del 14%, a fronte di un’espansione del Pil dell’1,25%, contro il 5% negli Stati Uniti. Dopo aver generato effetti neutrali o negativi nel 2014, nel corso del prossimo anno l’andamento valutario, i tassi d’interesse e il petrolio dovrebbero contribuire positivamente. Secondo le nostre stime l’effetto combinato di questi tre fattori potrebbe contribuire per circa lo 0,7% alla crescita dei prossimi 12 mesi. In aggiunta la BCE si è impegnata a espandere significativamente il suo bilancio, benché la sua determinazione venga ora messa alla prova con deludente lentezza, e gran parte del contraccolpo inferto dalla Russia alla crescita europea dovrebbe essere ormai stata assorbita” sottolinea Cyril Moulle – Berteaux che poi conclude con alcune puntualizzazioni: “Ciò detto, il normale sfasamento temporale tra valuta / tassi d’interesse e crescita, oltre a un colpo ulteriore inferto alle esportazioni europee in Russia, implica che il Pil dell’Eurozona potrebbe riaccelerare solo nel primo o secondo trimestre del 2015, e benché l’ottimismo nei confronti delle azioni europee si sia incrinato, i nostri indicatori della fiducia devono ancora raggiungere i livelli indicanti una totale capitolazione”.
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