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Debito Italia, tra downgrade e aspettative per il 2015

10 Dicembre 2014 10:15
financialounge -  euro J.P. Morgan Asset Management rating riforme
“L’Europa, e molti paesi periferici, resta l’area dove potrebbero manifestarsi i più importanti cambiamenti strutturali nei prossimi mesi. Uno scenario nel quale gli investitori stanno scommettendo per un 2015 di grande rinnovamento e soprattutto di basso rischio di rialzo dei tassi, soprattutto a confronto con altre aree come Stati Uniti e Regno Unito” è la riflessione di Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management nel suo commento alla reazione dei mercati al downgrade dell’Italia a BBB- dal precedente BBB, da parte di S&P.

Ma la strategist avverte: “I mercati obbligazionari hanno però raggiunto valutazioni molto elevate e potrebbero essere più nervosi e volatili soprattutto se dovessero vedere deluse le aspettative. Gli investitori potrebbero ricredersi velocemente e togliere quella fiducia che ora l’Europa e l’Italia si stanno guadagnando”.

Insomma sembra che le aspettative favorevoli stiano, per ora, prevalendo sulla sensazione di un’Europa ancora in affanno: ma il vento potrebbe cambiare, con tutte le implicazioni che ciò comporta, come si è visto nella giornata di ieri quando la percezione di una potenziale instabilità politica in Grecia ha scosso i mercati facendo accusare ingenti perdite ai listini azionari.

“Il downgrade ha portato il merito di credito dell’Italia a uno solo notch al di sopra del livello di junk al pari di paesi come Bulgaria, Azerbaijan, Marocco, India. Si tratta di paesi che rientrano nel blocco degli emergenti, con prospettive di crescita molto superiori ma anche con livello di rischiosità e volatilità maggiori. In media però questi paesi hanno un rendimento dei Governativi a 10 anni di circa il 5%, ovvero un buon premio al rischio, mentre l’Italia ha un rendimento sulla stessa scadenza sceso al minimo storico del 2% mai toccato dopo l’avvento dell’Euro” sottolinea Maria Paola Toschi che poi, per spiegare come mai la reazione dei BTP all’annuncio del downgrade sia stata tiepida consiglia di considerare una serie di elementi sia legati alla politica monetaria della BCE e al rischio sistemico europeo che alle condizioni economiche e alle prospettive del nostro paese e sia, infine, all’evoluzione in tema di riforme strutturali e di contesto politico interno.

“Partendo dal contesto generale, e quindi dall’Europa, i rendimenti in tutti i principali paesi europei, ma soprattutto dei periferici, sono scesi a livelli minimi record guidati dalla strategia della BCE che continua a favorire un contesto di basso rischio e di attese di quantitative easing (QE). L’inflazione si conferma ai minimi (0,3% a Novembre). Il prossimo trimestre potrebbe essere il momento buono per l’annuncio del QE soprattutto se, come è possibile, l’inflazione dovesse continuare a scendere fino allo 0%, alimentata dalla fragilità dell’economia e dalla bassa domanda ma anche dal calo dei prezzi energetici” spiega Maria Paola Toschi.

L’Europa e quindi anche l’Italia sono l’area dove si prevede meno rischio di rialzo dei tassi e dove la politica monetaria resterà più espansiva. I mercati sono sempre più convinti che la BCE sarà forzata a fronteggiare la situazione attuale non solo per rilanciare il credito ma soprattutto per frenare il processo di disinflazione. A rendere il contesto europeo ancora appetibile nonostante i segnali economici ancora poco favorevoli c’è un altro elemento: la debolezza dell’Euro che potrebbe essere un fattore destinato a cambiare le prospettive dell’area. I messaggi espansivi della BCE, uniti alla fine del QE negli Stati Uniti hanno contribuito a rafforzare il dollaro e indebolire l’euro.

Ma la storia e il caso del Giappone, ricorda Maria Paola Toschi, insegnano che la politica monetaria da sola non basta. Ci vogliono riforme convincenti per creare una storia di successo e rilanciare crescita e occupazione. Per questo l’attenzione resta forte sul tema delle riforme strutturali. In Italia i dati economici restano miseri, la bassa crescita rende la gestione del debito più difficile, il processo di riforme dell’Italia è considerato ancora troppo lento e graduale con temi rilevanti ancora sul tappeto quali la legge elettorale, la riforma della giustizia e la semplificazione burocratica, tutti settori cruciali per il paese e per l’economia, il cui rinnovamento potrebbe cambiare il passo dell’Italia.

Però la debolezza dell’euro potrebbe aiutare il paese che resta uno dei grandi esportatori e che ha settori di eccellenza orientati all’export, l’approvazione del Jobs Act è stata favorevolmente accolta dalla comunità internazionale e l’attuale coalizione di Governo sta tenendo, rafforzando l’idea di una maggiore stabilità politica rispetto al passato, condizione fondamentale per implementare le riforme. L’outlook stabile espresso dall’Agenzia S&P riflette l’attesa che il Governo riuscirà a imprimere una dinamica più significativa al processo di riforme e anche all’implementazione dei decreti attuativi necessari per il varo definitivo della riforma del mercato del lavoro.

“L’Europa è l’area dove la politica monetaria può diventare ancora più espansiva, e dove i tassi non saliranno nel 2015, come invece ci si attende nei mercati anglosassoni, più avanti nella ripresa e dove le banche centrali potranno diventare meno espansive. L’Europa è anche l’area dove l’inflazione resta più bassa, e dove il rischio di deflazione non è ancora superato anche questo è un elemento che esclude scenari di rialzo dei tassi. Ma è indispensabile che non si materializzino convincimenti diversi che potrebbero compromettere la reputazione guadagnata” conclude Maria Paola Toschi.
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