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Le ragioni che frenano la ripresa in Europa

4 Dicembre 2014 12:00
financialounge -  crescita economica debito deflazione John Greenwood
L’Europa soffrirà anche nel 2015, con una crescita che Invesco stima inferiore alle attese dei mercati, +0,6% contro l’1,1% del consenso, e prezzi stagnanti: la stima è di un +0,3% contro lo 0,6% del consenso. Al contrario negli Stati Uniti i bilanci delle famiglie e quelli delle istituzioni finanziarie stanno tornando in attivo e questo consentirà all’America di tornare a livelli di crescita del PIL pre-crisi, pari al 3-3,5% annuo.
Sono questi i principali elementi delineati a Milano da John Greenwood, capoeconomista globale di Invesco, durante una presentazione alla stampa e agli operatori specializzati.

Secondo John Greenwood, nel Vecchio Continente la Gran Bretagna è sulla scia degli Stati Uniti, anche se resta vulnerabile a causa degli squilibri dell’Europa, un continente caratterizzato da forti discrepanze: a fronte del recupero compiuto da Spagna e Irlanda restano i problemi di eccessivo indebitamento di Francia e Italia. Proprio l’elevato debito (in particolare quello privato) della zona euro costituisce per John Greenwood il vero ostacolo nel processo di risanamento e ripartenza della regione.

Un contesto nel quale resterà debole la ripresa della Cina e dei mercati emergenti, le cui economie si reggono sulle esportazioni verso Usa ed Europa, dove però la domanda stenta a ripartire. In controtendenza la posizione di Invesco sull’inflazione:

“Molti analisti si aspettano una ripresa dell’inflazione, basandosi sulla teoria del differenziale di produzione: per cui con la ripresa della crescita il gap tra produzione reale e produzione potenziale tende e chiudersi e questo fa ripartire le pressioni inflazionistiche. In realtà l’esperienza storica dimostra che nei primi due anni di una ripresa l’inflazione continua a scendere”, spiega Greeenwood, “perché ogni aumento di produzione assorbe gli eccessi di capacità d’acquisto. Se a questo aggiungiamo la bassa crescita monetaria e del credito, è impensabile aspettarsi una ripresa dell’inflazione: al contrario, nel 2015 l’Europa sperimenterà alcuni mesi di deflazione".
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