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International Editor’s Picks - 24 novembre 2014

24 Novembre 2014 10:00
financialounge -  commodities ETF GLD
Buon compleanno GLD! Yahoo Finance ci ricorda che l’ETF sull’oro che porta questo nome compie 10 anni proprio a novembre. GLD ha segnato una svolta epocale, aprendo il filone del retail per molte altre commodity, un tempo riservate ai grandi broker. Il bilancio del decennio non è male se si guarda solo la bottom line, GLD (un etf vale esattamente un decimo d’oncia ed è denominato in dollari) è partito da poco più di $40 e oggi vale poco più di $110, quasi tre volte. La storia si divide in due capitoli, il primo, dalla nascita fino a fine 2007, racconta una crescita costante fino a sfiorare $100 probabilmente dovuta proprio all’accessibilità del nuovo strumento, che ha consentito all’oro di entrare nell’asset allocation di chiunque. Il secondo racconta una forte volatilità: prima una caduta insieme a tutte le asset class subito dopo Lehman, poi una corsa fino a toccare $180 sostenuta da chi cercava rifugio dalle crisi, infine una nuova caduta abbastanza repentina fino ai livelli attuali. Insomma, un mercato difficile, dove l’unica cosa certa è che le previsioni sono sempre sbagliate.

Da una commodity all’altra, il portale specializzato commodityhq.com spiega cosa è meglio fare per puntare su quelle agricole, grano in particolare. Niente ETF ma grandi titoli USA che più di altri possono beneficiare della straordinaria potenza di fuoco dell’agricoltura americana. Il leggendario investitore in commodity agricole Jim Rogers è convinto che il superciclo rialzista dei prezzi abbia davanti a sè ancora tra 10 e 15 anni e che a beneficiarne saranno soprattutto grano e cereali nordamericani.
Quindi il consiglio di investire nei colossi globali che più ne possono beneficiare.
Quali? Commodityhq.com ne indica 5: Monsanto, la canadese Potash, la svizzera Syngenta, Deere & Company e Archer Daniels Midland Company.

Ancora commodity, ma questa volta viste non dall’angolo dei retailers ma da quello dei big, le grandi banche globali che per anni hanno fatto i bilanci con il trading sulle materie prime. La Lex del FT di sabato scrive che i ricavi da trading nelle commodity per i big di Wall Street sono scesi a $4.5 miliardi da $14 miliardi nel 2008. E adesso arrivano anche le accuse del Senato USA di comportamenti che violano le norme sulla concorrenza nel trading fisico delle commodity, sempre da parte dei big. Che da qualche mese hanno dato il via a un’imponente ritirata da questo business sempre meno redditizio. Tutto bene, conclude il FT, ma attenzione, questo non vuol dire che l’investitore debba abbandonare i titoli dei produttori, dall’energia al minerario. Questo è un altro discorso.
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