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Mercato azionario, meglio l’Europa di Wall Street

13 Novembre 2014 11:00
financialounge -  giappone mercati azionari mercati emergenti Pictet
Per gli esperti della Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, le Borse del Vecchio Continente restano più convenienti rispetto a Wall Street.

“La nostra allocazione regionale resta invariata: confermiamo infatti la preferenza per il mercato azionario europeo rispetto a quello americano; Giappone e piazze emergenti mantengono un peso pari a quello del benchmark” commentano infatti gli specialisti della PSU per i quali le borse europee sono sostenute da migliori condizioni di liquidità, da valutazioni favorevoli tenuto conto del ciclo economico e dall’eccessivo pessimismo sulle prospettive di crescita della regione: inoltre le condizioni di liquidità stanno certamente migliorando in Europa.

Oltre ai progressi sul fronte degli aggregati monetari, la PSU segnala la fine della contrazione dei prestiti bancari: i controlli sullo stato di salute degli istituti europei e l’offerta di denaro a basso costo nell’ambito della TLTRO di dicembre dovrebbero infatti contribuire a stabilizzare l’espansione del credito. Il mercato sembra però estremamente pessimista circa le prospettive dell’economia europea e il rischio di deflazione. Per la PSU, le valutazioni azionarie europee appaiono interessanti, soprattutto in base a parametri di lungo termine come il P/E (rapporto prezzo / utili) ponderato per il ciclo.

Ciò accade anche perché gli utili per azione della regione sono al di sotto del picco del 2007 di almeno il 30%, un livello insolitamente basso e con ogni probabilità insostenibile. Al contrario, l’azionario USA non sembra molto conveniente. L’economia del Paese, ancora in rapida crescita, costituisce un terreno fertile per le aziende a stelle e strisce: il 75% delle società che hanno finora pubblicato i bilanci del terzo trimestre ha superato le aspettative, contro il 67% del periodo precedente. Tali sviluppi sembrano però già scontati dalle valutazioni.

Quotazioni pari a 15,2 volte gli utili a 12 mesi o a 2,4 volte il valore nominale (price to book ratio, cioè il rapporto prezzo / patrimonio netto) fanno degli USA la regione più cara in base ai calcoli della PSU. Per di più, le condizioni di liquidità dovrebbero risultare meno favorevoli in seguito alla conclusione del programma di acquisto di asset della Fed. Per i professionisti della PSU, il listino giapponese è invece appetibile e beneficia di buone condizioni di liquidità grazie all’ultimo intervento di allentamento monetario della BOJ (Bank of Japan). D’altro canto, i dati macroeconomici presentano luci e ombre, in particolare nel settore manifatturiero. Inoltre, non è ancora chiaro l’effetto che la mossa della BOJ potrebbe avere sui piani del governo in materia fiscale. Probabilmente, una BOJ più accomodante potrebbe dare al primo ministro nipponico SHinzo Abe la flessibilità necessaria per alzare nuovamente l’imposta sui consumi.

I mercati emergenti godono dell’accelerazione economica e di valutazioni modeste, ma i vari Paesi evidenziano performance divergenti. Il calo dei prezzi delle commodity tenderà a frenare la crescita dei Paesi che esportano materie prime come il Brasile, mentre le economie orientate verso l’industria manifatturiera come India e Turchia saranno le prime a beneficiare della crescita USA. In questo contesto per la PSU, sul piano settoriale, la previsione di un rafforzamento dell’economia mondiale giustifica la preferenza per i settori più ciclici.

“Le posizioni di maggiore sovrappeso riguardano industria ed energia, dove, a nostro parere, le valutazioni sono più basse e potrebbero quindi risalire, soprattutto ora che il prezzo del petrolio si è stabilizzato intorno a 80 dollari al barile. Nell’ambito dei materiali siamo passati da una posizione lunga a una neutrale alla luce del rallentamento congiunturale della Cina. I titoli ciclici appaiono anche più convenienti di quelli difensivi. Utility e sanità, dopo la recente sovraperformance, ci sembrano onerose e ci inducono alla prudenza. Abbiamo chiuso la posizione corta sui beni voluttuari, il cui peso è ora pari a quello del benchmark. Il settore dovrebbe beneficiare dell’aumento della spesa al consumo negli USA, nel quadro di un rafforzamento del mercato del lavoro e del calo dei costi dell’energia” spiegano i professionisti della PSU.
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