dollaro
Idee di investimento - Azioni - 27 ottobre 2014
27 Ottobre 2014 09:45

a profonda correzione dei mercati finanziari, hanno cominciato a riaffiorare le analisi di mercato che, al di là del momentum non favorevole all’azionario, tornano a suggerire un posizionamento sull’equity. Tra questi studi è interessante quello di venerdi scorso a cura della Global Equity Research di Credit Suisse, segnalato nell’articolo “Borse, ai prezzi attuali le opportunità superano i rischi”, secondo il quale a conti fatti, ai prezzi attuali di mercato, le opportunità nelle Borse superano i rischi.
Ma dove sarebbero le opportunità? Alcuni suggerimenti li fornisce, per esempio, l’articolo “Cosa fare con il trend al rialzo del dollaro” dove la divisione Global Equity Research Investment Strategy di Credit Suisse, esamina le implicazioni per gli investitori di uno scenario tendenzialmente rialzista per il biglietto verde. Per i professionisti di Credit Suisse i mercati azionari emergenti dovrebbero continuare a registrare performance inferiori alla media mondiale mentre quelli europei potrebbero fare meglio del mercato grazie all’indebolimento dell'euro: è stato calcolato che per ogni 10% di calo della divisa unica si incrementano gli utili per azione (EPS) dell’8% circa. Sul banco dei potenziali perdenti in questo scenario, figurano le compagnie aeree, la grande distribuzione del Regno Unito , le telecomunicazioni e le utilities: a Wall Street, invece, i settori difensivi tendono a registrare performance migliori quando il dollaro è forte.
View positiva sul Vecchio Continente anche per la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. Nell’articolo “Azioni, più Europa e sovrappeso in energia e industria” emerge un aumento dell’esposizione sull’Europa e, a livello settoriale, un sovrappeso nell’energia, nell’industria e nei materiali di base: confermata inoltre la sottoesposizione all’azionario statunitense, essenzialmente per motivi di valutazione.
Restando a Wall Street, Russ Koesterich Global Chief Investment Strategist di BlackRock nell’articolo “La correzione sta ripristinando i valori di mercato” ribadisce la sua propensione alle azioni con una particolate predilezione per le large e big cap USA rispetto alle small e mid cap americane. “La recente ulteriore contrazione dei tassi di interesse, insieme con il calo delle valutazioni azionarie, rende ancora più interessanti le Borse ponendole in una situazione tendenzialmente privilegiata rispetto alle obbligazioni nel lungo termine”. In pratica, lo strategist continua a privilegiare le azioni large e mega-cap: hanno retto meglio rispetto alle small e mid cap nelle ultime settimane, risultando peraltro anche meno volatili rispetto alla media di mercato. Proprio quest’ultimo fenomeno, secondo Russ Koesterich, deve essere attentamente valutato dagli investitori che, nelle prossime settimane, dovranno fare i conti con una volatilità in crescita all’orizzonte.
Chiudiamo infine con una segnalazione ricavata dalla lettura dell’articolo “Paesi emergenti, il legame tra miliardari e ricchezza produttiva” nel quale si spiega come la lettura attenta delle liste dei miliardari, effettuata confrontando i movimenti dei grandi patrimoni personali nei vari paesi sul lungo periodo, possa fornire indicazioni utili sulla capacità di un’economia di creare ricchezza produttiva sotto forma di magnati industriali che sappiano promuoverne la crescita futura.
L’analisi integrata dei tre specifici indicatori presi in considerazione dal Team Global Emerging Markets Equity di Morgan Stanley Investment Management per le prime 10 nazioni emergenti rivela, per esempio, che le tendenze dei patrimoni personali sono positive in Brasile (forse la maggior sorpresa, visto che nel paese abbondano in egual misura diseguaglianze sociali e miliardari in settori produttivi), India e Cina e negative in Russia, Malaysia e Taiwan.
Ma dove sarebbero le opportunità? Alcuni suggerimenti li fornisce, per esempio, l’articolo “Cosa fare con il trend al rialzo del dollaro” dove la divisione Global Equity Research Investment Strategy di Credit Suisse, esamina le implicazioni per gli investitori di uno scenario tendenzialmente rialzista per il biglietto verde. Per i professionisti di Credit Suisse i mercati azionari emergenti dovrebbero continuare a registrare performance inferiori alla media mondiale mentre quelli europei potrebbero fare meglio del mercato grazie all’indebolimento dell'euro: è stato calcolato che per ogni 10% di calo della divisa unica si incrementano gli utili per azione (EPS) dell’8% circa. Sul banco dei potenziali perdenti in questo scenario, figurano le compagnie aeree, la grande distribuzione del Regno Unito , le telecomunicazioni e le utilities: a Wall Street, invece, i settori difensivi tendono a registrare performance migliori quando il dollaro è forte.
View positiva sul Vecchio Continente anche per la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. Nell’articolo “Azioni, più Europa e sovrappeso in energia e industria” emerge un aumento dell’esposizione sull’Europa e, a livello settoriale, un sovrappeso nell’energia, nell’industria e nei materiali di base: confermata inoltre la sottoesposizione all’azionario statunitense, essenzialmente per motivi di valutazione.
Restando a Wall Street, Russ Koesterich Global Chief Investment Strategist di BlackRock nell’articolo “La correzione sta ripristinando i valori di mercato” ribadisce la sua propensione alle azioni con una particolate predilezione per le large e big cap USA rispetto alle small e mid cap americane. “La recente ulteriore contrazione dei tassi di interesse, insieme con il calo delle valutazioni azionarie, rende ancora più interessanti le Borse ponendole in una situazione tendenzialmente privilegiata rispetto alle obbligazioni nel lungo termine”. In pratica, lo strategist continua a privilegiare le azioni large e mega-cap: hanno retto meglio rispetto alle small e mid cap nelle ultime settimane, risultando peraltro anche meno volatili rispetto alla media di mercato. Proprio quest’ultimo fenomeno, secondo Russ Koesterich, deve essere attentamente valutato dagli investitori che, nelle prossime settimane, dovranno fare i conti con una volatilità in crescita all’orizzonte.
Chiudiamo infine con una segnalazione ricavata dalla lettura dell’articolo “Paesi emergenti, il legame tra miliardari e ricchezza produttiva” nel quale si spiega come la lettura attenta delle liste dei miliardari, effettuata confrontando i movimenti dei grandi patrimoni personali nei vari paesi sul lungo periodo, possa fornire indicazioni utili sulla capacità di un’economia di creare ricchezza produttiva sotto forma di magnati industriali che sappiano promuoverne la crescita futura.
L’analisi integrata dei tre specifici indicatori presi in considerazione dal Team Global Emerging Markets Equity di Morgan Stanley Investment Management per le prime 10 nazioni emergenti rivela, per esempio, che le tendenze dei patrimoni personali sono positive in Brasile (forse la maggior sorpresa, visto che nel paese abbondano in egual misura diseguaglianze sociali e miliardari in settori produttivi), India e Cina e negative in Russia, Malaysia e Taiwan.
Trending