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Il debito pubblico della zona euro resta ancora instabile

23 Ottobre 2014 14:00
financialounge -  BCE debito pubblico Ethenea Eurozona
“In questa situazione debitoria degli stati, in particolare quelli della zona euro, persino ai più inguaribili ottimisti potrebbero sorgere dubbi in merito alla stabilità a lungo termine. Finora solo la credibilità della BCE ha evitato il riacuirsi della crisi del debito europeo ed è per questo che facciamo bene a non accettare la situazione attuale come se fosse naturale” riferiscono gli esperti di ETHENEA nella loro newsletter di ottobre proiettata sui mercati nel lungo periodo e meno all’attuale contesto.

Secondo i Portfolio Manager di ETHENEA Spagna, Portogallo, Italia e Francia dovrebbero fare il possibile per realizzare riforme strutturali con le proprie forze, poiché la perdita della fiducia dei mercati è una minaccia reale. Se questa dovesse verificarsi, conversioni del debito sotto forma di fallimento statale sarebbero inevitabili, con conseguenti perdite patrimoniali per i cittadini.

“Spetta quindi alle agenzie di pubbliche relazioni convincere gli elettori della necessità di adottare misure indispensabili, benché impopolari. Finora queste riforme sono state arrestate dai partiti populisti (spesso di destra). Sono pertanto necessarie campagne di informazione. Non abbiamo molto tempo, ma forse sarà sufficiente. Altrimenti il peggio deve ancora venire, ossia un’insostenibile instabilità causata dal debito colossale dei paesi coinvolti” puntualizzano i professionisti di ETHENEA che sono arrivati a questa conclusione dopo aver elaborato una semplicissima proiezione del rapporto tra il debito pubblico futuro e il prodotto interno lordo (PIL) dei singoli paesi. Benché si tratti forse di un’eccessiva semplificazione, ne hanno ricavato importanti informazioni.

Le proiezioni relative alla Germania, agli Stati Uniti e alla Svizzera lasciano presagire un futuro tranquillo agli osservatori. La Germania, per esempio, potrebbe raggiungere la soglia del 60 % prevista dai parametri di Maastricht fra 23 anni. Se la Banca Centrale Europea (BCE) riuscirà nell’intento di far aumentare l’inflazione mantenendo al contempo bassi i tassi d’interesse nominali, tale soglia del 60 % potrà essere raggiunta anche più rapidamente. Anche gli Stati Uniti e la Svizzera non sembrano presentare problemi di indebitamento.

La situazione dei paesi, che furono all’origine della crisi del debito europeo, appare invece un po’ diversa: l’Irlanda torna a consolidarsi e l’aumento del suo rating creditizio appare giustificato. Nonostante un indebitamento elevato pari al 123 %, il paese può riemergere dal suo ingente debito pubblico, raggiungendo la soglia del 60 % nell’arco di soli 13 anni. Per Spagna, Portogallo e Italia il quadro appare meno roseo. Tra questi tre paesi, la Spagna sembra l’unica a salvarsi. Con una crescita leggermente più sostenuta e tassi reali lievemente inferiori sull’attuale livello della Germania, il 60 % dovrebbe essere raggiungibile in 40 anni.

Invece l’Italia ed il Portogallo, mantenendo i parametri attuali, in meno di 15 anni avrebbero un debito superiore al 200 % del PIL. Inoltre la Francia, che in passato era uno dei paesi europei core stabili, si indebolisce e la Grecia non sembra avere molte speranze. Nonostante l’haircut (parziale) del debito nel 2012, il paese è in condizioni più critiche che mai. Persino nell’improbabile eventualità (o nell’eroica assunzione) che la Grecia riesca a ridurre il proprio disavanzo di bilancio dal -14,3 % a zero, già fra tre anni il debito supererebbe il 200 %, mentre tra nove oltrepasserebbe il 300 %.
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