fiducia investitori
Eppure, a settembre, gli investitori preferivano l’Europa
17 Ottobre 2014 09:30

dro tecnico e quello relativo al sentiment attuale dista anni luce da quello di un mese fa con i mercati che stanno accusando una profonda correzione. Resta il fatto che nello scorso mese di settembre la fiducia degli investitori internazionali verso i mercati azionari era risultata in salita con l’Europa che registrava i tassi di preferenza maggiori.
Una evidenza certificata dallo State Street Investor Confidence Index (ICI) di settembre 2014. L’indice ICI globale era aumentato di 3,8 punti rispetto al valore di agosto attestandosi a fine settembre a quota 123,9. La lettura dei dati per area geografica mostrava una minore propensione al rischio degli investitori verso il Nord America (103 punti, 5,1 punti in medo in un mese) e l’Asia (97,1 punti, 4,5 punti al di sotto del valore del mese precedente) mentre era risultata in vistoso aumento verso l’Europa il cui relativo indice di fiducia si era posizionato a 140 punti, in progresso di 12,6 punti rispetto alla lettura di agosto.
L’indice di fiducia degli investitori è stato sviluppato da Kenneth Froot e Paul O'Connell e misura la fiducia degli investitori o la propensione al rischio tramite un modello quantitativo che analizza l'acquisto reale e la vendita nei portafogli degli investitori istituzionali: l’ICI index si differenzia pertanto da altre misure di indagine basate su pareri o indicazioni verbali fornite dagli investitori istituzionali. L'indice assegna un significato preciso alle variazioni della propensione al rischio degli investitori: maggiore è la ripartizione percentuale per azioni, la propensione al rischio più elevato o la fiducia. Un valore di 100 è neutrale: un livello superiore indica maggiore esposizione al rischio e viceversa per valori inferiori a cento.
Secondo gli analisti che hanno commentato i dati del mese di settembre, gli investitori esprimevano una domanda in aumento verso le azioni europee rispetto agli investimenti a reddito fisso della regione perché questi ultimi offrivano rendimenti sempre meno generosi.
I risultati dell’indagine si riferiscono però al mese di settembre e cioè prima del meeting del 2 ottobre della BCE e, soprattutto, prima dell’inizio dell’attuale tempesta finanziaria: l’attuale scenario, nel quale si è riaffermata con forza l’avversione al rischio, potrebbe influire sulle future scelte di portafoglio degli investitori internazionali modificandone in modo significativo gli indirizzi non solo a livello geografico ma anche a livello di asset class.
Una evidenza certificata dallo State Street Investor Confidence Index (ICI) di settembre 2014. L’indice ICI globale era aumentato di 3,8 punti rispetto al valore di agosto attestandosi a fine settembre a quota 123,9. La lettura dei dati per area geografica mostrava una minore propensione al rischio degli investitori verso il Nord America (103 punti, 5,1 punti in medo in un mese) e l’Asia (97,1 punti, 4,5 punti al di sotto del valore del mese precedente) mentre era risultata in vistoso aumento verso l’Europa il cui relativo indice di fiducia si era posizionato a 140 punti, in progresso di 12,6 punti rispetto alla lettura di agosto.
L’indice di fiducia degli investitori è stato sviluppato da Kenneth Froot e Paul O'Connell e misura la fiducia degli investitori o la propensione al rischio tramite un modello quantitativo che analizza l'acquisto reale e la vendita nei portafogli degli investitori istituzionali: l’ICI index si differenzia pertanto da altre misure di indagine basate su pareri o indicazioni verbali fornite dagli investitori istituzionali. L'indice assegna un significato preciso alle variazioni della propensione al rischio degli investitori: maggiore è la ripartizione percentuale per azioni, la propensione al rischio più elevato o la fiducia. Un valore di 100 è neutrale: un livello superiore indica maggiore esposizione al rischio e viceversa per valori inferiori a cento.
Secondo gli analisti che hanno commentato i dati del mese di settembre, gli investitori esprimevano una domanda in aumento verso le azioni europee rispetto agli investimenti a reddito fisso della regione perché questi ultimi offrivano rendimenti sempre meno generosi.
I risultati dell’indagine si riferiscono però al mese di settembre e cioè prima del meeting del 2 ottobre della BCE e, soprattutto, prima dell’inizio dell’attuale tempesta finanziaria: l’attuale scenario, nel quale si è riaffermata con forza l’avversione al rischio, potrebbe influire sulle future scelte di portafoglio degli investitori internazionali modificandone in modo significativo gli indirizzi non solo a livello geografico ma anche a livello di asset class.
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