mercati azionari
Ecco come le convertibili possono tornare utili
16 Ottobre 2014 10:40

ligazioni convertibili sono particolari titoli che offrono la possibilità (senza però l’obbligo) al possessore di trasformarle da obbligazioni in azioni sottostanti. Se le si mantiene fino a scadenza si riceve il 100% del valore nominale più gli interessi maturati nel periodo (esattamente come una qualsiasi obbligazione) mentre nel caso di conversione, si diventa azionisti (esattamente come qualsiasi altro socio di quell’azienda).
Ovviamente, il tasso di rendimento offerto dalle convertibili è più contenuto rispetto a quello che pagherebbe l’obbligazione ordinaria della medesima durata della stessa società. Resta tuttavia il fatto che le convertibili sono indicate da diversi asset manager come interessanti strumenti per investire nel mercato azionario con più gradualità rispetto all’investimento diretto (tramite azioni e fondi azionari) e, soprattutto, sfruttando il paracadute della doppia «anima» di questi titoli. Inoltre, la correzione in atto sui mercati finanziari ha reso le convertibili ancora più interessanti sotto l’aspetto prettamente valutativo.
“Innanzitutto, guardando al breve termine, riteniamo che l’attuale quadro di mercato sostenga l’opportunità di investire in obbligazioni convertibili. In tutti i segmenti, i prezzi delle opzioni hanno recentemente mostrato una correzione rispetto agli ultimi massimi, risalenti a maggio/giugno. A fine settembre, la volatilità implicita (cioè quanto costano le opzioni) dell’Indice Thomson Reuters Europe Convertible si è attestata attorno al 25%, rispetto al 34% di fine aprile: si tratta di una correzione molto significativa. Anche nel mercato globale, la volatilità implicita dell’Indice Thomson Reuters Global Convertibles era al 28% a fine settembre, contro il 36% di inizio giugno. Questa correzione porta effetti positivi per l’intera asset class, poiché le permette di beneficiare di un utilizzo delle opzioni più economico” tiene subito a precisare Nicolas Delrue, Investment Specialist per i bond convertibili di Union Bancaire Privée (UBP) che ricorda come, pur in un contesto positivo nel medio-lungo termine dei mercati azionari globali, i recenti scossoni siano avvenuti contestualmente a un alto livello di volatilità. “Al contrario, le obbligazioni convertibili hanno dimostrato, storicamente, la capacità di catturare una parte significativa dei rialzi azionari con una volatilità sensibilmente più bassa, specialmente nel lungo termine, ma anche nel breve. Nonostante i bond convertibili siano un’opportunità di investimento allettante per il breve termine, riteniamo che esprimano a pieno il proprio profilo di convessità solo nel lungo periodo. Per questo, solitamente raccomandiamo un orizzonte di investimento di almeno 3 anni” commenta lo specialista che adotta un approccio bottom-up focalizzato sulla convessità, la caratteristica tipica delle convertibili, che per metà sono bond e per l’altra azioni.
Anche per questo l’allocazione settoriale non è centrale nel suo processo d’investimento come spiega a FinanciaLounge: “Essendo gestori di obbligazioni convertibili «puri», quando prendiamo le nostre decisioni di investimento ci focalizziamo in primo luogo sulle caratteristiche proprie di questi strumenti, come il loro profilo di convessità, il costo dell’opzione, la qualità del credito. Per questo, l’allocazione settoriale, come quella per Paese, è conseguenza della selezione bottom-up (scelta del singolo titolo a prescindere dal settore e dal paese dell’emittente) e non una sua pre-determinante”.
Ovviamente, il tasso di rendimento offerto dalle convertibili è più contenuto rispetto a quello che pagherebbe l’obbligazione ordinaria della medesima durata della stessa società. Resta tuttavia il fatto che le convertibili sono indicate da diversi asset manager come interessanti strumenti per investire nel mercato azionario con più gradualità rispetto all’investimento diretto (tramite azioni e fondi azionari) e, soprattutto, sfruttando il paracadute della doppia «anima» di questi titoli. Inoltre, la correzione in atto sui mercati finanziari ha reso le convertibili ancora più interessanti sotto l’aspetto prettamente valutativo.
“Innanzitutto, guardando al breve termine, riteniamo che l’attuale quadro di mercato sostenga l’opportunità di investire in obbligazioni convertibili. In tutti i segmenti, i prezzi delle opzioni hanno recentemente mostrato una correzione rispetto agli ultimi massimi, risalenti a maggio/giugno. A fine settembre, la volatilità implicita (cioè quanto costano le opzioni) dell’Indice Thomson Reuters Europe Convertible si è attestata attorno al 25%, rispetto al 34% di fine aprile: si tratta di una correzione molto significativa. Anche nel mercato globale, la volatilità implicita dell’Indice Thomson Reuters Global Convertibles era al 28% a fine settembre, contro il 36% di inizio giugno. Questa correzione porta effetti positivi per l’intera asset class, poiché le permette di beneficiare di un utilizzo delle opzioni più economico” tiene subito a precisare Nicolas Delrue, Investment Specialist per i bond convertibili di Union Bancaire Privée (UBP) che ricorda come, pur in un contesto positivo nel medio-lungo termine dei mercati azionari globali, i recenti scossoni siano avvenuti contestualmente a un alto livello di volatilità. “Al contrario, le obbligazioni convertibili hanno dimostrato, storicamente, la capacità di catturare una parte significativa dei rialzi azionari con una volatilità sensibilmente più bassa, specialmente nel lungo termine, ma anche nel breve. Nonostante i bond convertibili siano un’opportunità di investimento allettante per il breve termine, riteniamo che esprimano a pieno il proprio profilo di convessità solo nel lungo periodo. Per questo, solitamente raccomandiamo un orizzonte di investimento di almeno 3 anni” commenta lo specialista che adotta un approccio bottom-up focalizzato sulla convessità, la caratteristica tipica delle convertibili, che per metà sono bond e per l’altra azioni.
Anche per questo l’allocazione settoriale non è centrale nel suo processo d’investimento come spiega a FinanciaLounge: “Essendo gestori di obbligazioni convertibili «puri», quando prendiamo le nostre decisioni di investimento ci focalizziamo in primo luogo sulle caratteristiche proprie di questi strumenti, come il loro profilo di convessità, il costo dell’opzione, la qualità del credito. Per questo, l’allocazione settoriale, come quella per Paese, è conseguenza della selezione bottom-up (scelta del singolo titolo a prescindere dal settore e dal paese dell’emittente) e non una sua pre-determinante”.
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