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Dollaro forte e azioni ai massimi mettono ko l'oro

9 Ottobre 2014 14:10
financialounge -  dollaro inflazione oro tassi di interesse UBP USA
Il dollaro americano ai livelli più alti da 4 anni, anche a causa della divergenza nelle politiche monetarie tra la Federal Reserve e la Banca centrale europea, e i massimi registrati dai mercati azionari, hanno costituito una combinazione letale per i prezzi dell’oro.

È la conclusione a cui giunge Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée (UBP) nella sua analisi sul continuo calo delle quotazioni del metallo giallo sul quale pesa anche un altro importante aspetto: il costante miglioramento delle condizioni economiche statunitensi, che ha rafforzato le aspettative inerenti a un rialzo dei tassi da parte della Fed già nella primavera 2015.

“L’ultima riunione della Federal Reserve non è stata favorevole per l’oro: nonostante l’Istituto centrale abbia rivisto al ribasso le prospettive di crescita del PIL degli Stati Uniti per il 2015 e abbia ribadito che lascerà ancora invariati i tassi per «un considerevole lasso di tempo» (a causa dei timori sullo stato di salute del mercato del lavoro), il grafico a punti (c.d. dot plot), che riflette le proiezioni per il futuro fatte dei funzionari della Fed, include fed funds rate più elevati del previsto, ampliando così il divario con i tassi correnti” sottolinea Nevine Pollini.
Per la Fed l’inflazione, ora al di sotto del target del 2%, è debole, in quanto il dollaro sempre più forte tiene sotto controllo sia i costi di importazione sia l'aumento dei prezzi al consumo. In effetti, negli USA, i prezzi al consumo sono calati ad agosto per la prima volta da un anno. Il basso livello d’inflazione, inoltre, rende meno attraente l’oro come copertura contro l'aumento dei prezzi.

“La propensione agli investimenti in oro sembra essersi affievolita: infatti, la domanda d’investimento in tale commodity tramite gli ETF continua a diminuire. Gli investimenti in ETF sull’oro, secondo i dati noti, sono scesi sotto il livello delle 55 milioni di once, ai minimi da cinque anni, a causa delle elevate redemption” segnala Nevine Pollini che poi indica, come ulteriore lacuna, le scarse richieste di oro sul mercato: “Infatti, stando a quanto riportato dal GFMS (Gold Fields Mineral Services) nell’Interim Gold Report 2014, la domanda fisica per l’anno in corso è prevista in calo del 15,9% a quota 4.174 tonnellate, contro il record di 4.957 tonnellate del 2013. Sempre secondo il report, ad aggiungere altra pressione alle quotazioni del metallo giallo c’è anche l’indebolimento della domanda da parte della Cina, dovuta alle «condizioni economiche più delicate» e al giro di vite contro la corruzione” spiega Nevine Pollini che poi conclude: “Al momento, ci aspettiamo che l’oro trovi un supporto attorno alla soglia psicologica di 1.220-1.200 dollari l’oncia, anche se non possiamo escludere ulteriori correzioni verso i minimi dello scorso anno di 1.180 dollari. Ovviamente, ciò resta valido salvo un peggioramento delle crisi geopolitiche globali o del recente calo dei mercati azionari. In questi casi, infatti, gli investitori entrerebbero nel panico, venderebbero gli asset a più alto rischio e tornerebbero a puntare sull’oro, grazie alla sua caratteristica di bene rifugio”.
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