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Biotech, tra esuberanza irrazionale e tesori nascosti

7 Ottobre 2014 14:05
financialounge -  Ethenea GAM Janet Yellen Merck Roche settore biotech settore sanitario
Nell’articolo “La corretta valutazione del settore biotech” il team di gestione azionaria di ETHENEA ha ricordato che il 25 agosto scorso, una delle aziende farmaceutiche più importanti, innovative e prestigiose al mondo, Roche, ha acquisito per 8,3 miliardi di dollari InterMune Inc, un’azienda statunitense del settore biotecnologico specializzata nella produzione di farmaci per la cura di malattie rare.

Un prezzo che rappresentava un premio del 38% rispetto alla quotazione di chiusura del giorno precedente e addirittura del 63% rispetto all’ultimo valore precedente al 12 agosto, quando sono iniziate a trapelare le prime indiscrezioni riguardo all’acquisizione in oggetto. Neanche un mese dopo, il 22 settembre, un altro big pharma, la tedesca Merck, ha rilevato il controllo dell’americana Sigma-Aldrich per 17 miliardi di dollari, con un premio del 37% rispetto alla quotazione in Borsa del giorno precedente l’acquisizione.

Un’operazione che ha riacceso il dibattito sul settore biotech entrato il 15 luglio scorso nel mirino della FED, quando cioè il presidente della banca centrale americana, Janet Yellen, davanti al Congresso degli Stai Uniti aveva definito «le valutazioni di taluni settori alquanto eccessive, soprattutto in riferimento alle piccole aziende nel settore dei media sociali e delle biotecnologie».
Alla luce di queste due ultime acquisizioni pagate a peso d’oro e, soprattutto, con ricchi “premi”, una domanda però sorge spontanea: «Se il settore biotecnologico è piuttosto tirato come quotazioni, come mai InterMune e Sigma – Aldrich non non sono state giudicate troppo care da due dei più scaltri insider dell’industria farmaceutica mondiale?».

“I settori biotech e healthcare sollecitano l'attenzione degli investitori perché si inseriscono nel più ampio movimento dei «temi pluriennali», cioè quelle tendenze economiche il cui sviluppo è sostenuto dalle dinamiche demografiche, dai nuovi equilibri economici mondiali, dall’affermazione tecnologica delle economie emergenti” sottolinea Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global. Le valutazioni del settore healthcare mostrano un P/E (rapporto prezzo/utili) mediamente attorno a 17,5.

Il gestore di Swiss & Global ritiene che le valutazioni correnti non riflettano non solo la crescita potenziale, ma quella implicita nelle vendite future di quelle società che portano sul mercato farmaci innovativi. I numeri acquistano ulteriore valore se si tiene conto del fatto che l’healthcare beneficia di una alta prevedibilità dei flussi di cassa, in un contesto dove l’innovazione di processo e di prodotto non è mai «matura».

“Ogni anno decine di milioni di persone entrano a far parte della classe media, il maggior reddito disponibile fa di loro nuovi consumatori di prodotti ma anche di assistenza sanitaria. Così come l’invecchiamento della popolazione nelle economie avanzate costituisce formidabile stimolo alla ricerca di nuovi farmaci e terapie” argomenta Carlo Benetti che poi aggiunge: “Ad esempio è recentissimo un farmaco che segna un enorme progresso terapeutico nel trattamento della fibrosi cistica, malattia ereditaria delle ghiandole esocrine. Così come sono state introdotte nuove e più efficaci terapie nella cura della epatite C, che portano il tasso di successo dal 50% al 90%”.
Si tratta di esempi, tra tanti, che confermano l’enorme potenziale del settore healthcare, innanzitutto per il miglioramento della salute dei pazienti e, in secondo luogo, anche come interessante classe d’investimento.
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