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Il futuro del Myanmar si gioca in Borsa

22 Settembre 2014 09:05
financialounge -  borsa esportazioni Myanmar occupazione riforme
Novità in vista per il Myanmar, che a distanza di quasi due decenni si prepara riproporsi attraverso l’apertura della Borsa di Yangon, dopo il fallimentare tentativo del 1990 che aveva visto la quotazione di solo due società.

Il lancio è previsto per ottobre 2015, e rappresenta una vera e propria scommessa per il governo, che sta cercando da tempo di infondere nuova linfa vitale e spera che questa mossa possa agevolare la crescita grazie anche ad una maggiore apertura verso i mercati globali. Alcune aziende occidentali sembrano aver intuito il potenziale del Paese, come ad esempio le compagnie petrolifere, attratte dalle abbondanti riserve di gas naturale del territorio, o i colossi delle telecomunicazioni, intenzionati ad aumentare la copertura attraverso l’ampliamento della rete wireless.

Per gli imprenditori locali la futura Borsa di Yangon costituisce un’importantissima opportunità per la raccolta di capitali necessari per la crescita, in un Paese in cui è difficile ottenere prestiti o finanziamenti a costi sostenibili e gli investimenti esteri rimangano molto limitati. La speranza è quella che l’iniziativa possa far crescere il mercato del lavoro, trasformando le realtà locali in aziende di respiro internazionale, così come è accaduto in altre zone dell’Africa che, nel corso degli ultimi 20 anni, hanno goduto dei benefici e dalla crescita portate dall’apertura di 18 Borse.
Tuttavia l’introduzione di uno Stock Exchange non sempre porta i risultati sperati, come testimoniato dal precedente tentativo del Myanmar o della Cambogia che presenta solo due società quotate.

Dal 2011 la situazione politica dell’ex Birmania sembra cambiata e il Governo militare ha ceduto il passo ad un Governo civile che ha dato il via libera a numerose riforme, come ad esempio l’introduzione di un tasso di cambio fluttuante o l’abolizione della censura dei media. Riforme che hanno portato Stati Uniti ed Unione europea a ridurre, e in alcuni casi eliminare, le diverse sanzioni economiche imposte al Paese.

Tra i principali obiettivi del nuovo Governo, il rilancio del industria del riso che negli anni ’50 vedeva il Paese primeggiare a livello mondiale per esportazioni, ma che a seguito di politiche sbagliate, come l’introduzione della tassa sulle esportazioni, compiute dal passato Governo militare, ha visto scemare il suo apporto economico al Paese.

Se pur il Myanmar possa godere oggi di un governo più libero rispetto al passato, il vecchio regime ha ancora una forte influenza sul sistema economico nazionale e questo potrebbe ostacolare il successo della nuova Borsa che, per sua stessa definizione, necessita di requisiti di trasparenza difficilmente raggiungibili nel Paese. Oltre al rispetto di determinati parametri di trasparenza e governance aziendale, le società che vorranno quotarsi dovranno avere un capitale minimo di circa 500 mila dollari e due anni di redditività.

Gli sforzi da compiere sono ancora molti come dimostra il fatto che ad oggi sono poche le aziende in grado di poter produrre il prospetto informativo necessario ai potenziali investitori. Ad ogni modo il Paese si sta preparando per l’apertura della nuova Borsa di Yangon grazie anche a validi sostenitori: oltre alla casa d’investimento giapponese Daiwa Securities Group e alla Borsa di Tokyo, altre società estere sembrano sostenere il progetto, convinte delle potenzialità nel lungo periodo e fiduciose della quotazione di almeno 5 compagnie nei primi sei mesi.
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