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Perché Spagna (e Italia) tifano per il "No" in Scozia

15 Settembre 2014 10:07
financialounge -  catalogna italia PIL referendum Regno Unito Scozia spagna speculazione
Negli ultimi giorni si stanno intensificando i commenti e le stime degli impatti dell’esito del referendum di indipendenza della Scozia dal Regno Unito previsto il prossimo 18 settembre. E con essi crescono anche le preoccupazioni dopo che alcuni sondaggi proiettano il fronte del "Sì" in vantaggio.

La vittoria dell'indipendenza della Scozia avrebbe notevoli conseguenze negative per tutto il Regno Unito sia di carattere valutario, che politico, economico e finanziario. Ma se Londra potrebbe piangere, Madrid e, probabilmente, anche Roma non rideranno. Fuor di metafora, sono in molti, tra economisti ed analisti finanziari, a intravedere impatti estremamente negativi a cascata dopo una vittoria del "Sì" della Scozia. Infatti in giro per l’Europa c’è una lunga serie di regioni che rivendicano la loro autonomia dallo stato di appartenenza che richiederebbero il diritto di un referendum come la Scozia.

La prima di queste è la Catalogna, la regione più ricca della Spagna con quasi 200 milioni di euro di PIL annuo pari a circa il 20% della ricchezza del paese. Proprio giovedi 11 settembre, più di un milioni di catalani hanno manifestato nelle strade di Barcellona per rivendicare il diritto al voto per poter scegliere se essere indipendenti da Madrid. In base agli ultimi sondaggi, l’80% dei catalani è a favore del referendum separatista e la metà dei 7,5 milioni di abitanti della regione iberica sarebbe a favore di una indipendenza. Una situazione che rende quindi la Spagna il primo potenziale obiettivo della speculazione finanziaria che si potrebbe scatenare sui mercati subito dopo un esito favorevole del "Sì" in Scozia: sui titoli di stato e obbligazionari della Spagna si potrebbe focalizzare un flusso di vendite in grado, secondo alcune simulazioni, di aumentare lo spread di almeno 25-50 punti base (0,25% - 0,50%).

Un sommovimento di mercato dal quale non sarebbe esclusa nemmeno l’Italia, sia perché comunque correlata ai titoli del debito di Madrid in quanto paese periferico dell’Eurozona e sia perché anche in Italia sono attivi sia partiti favorevoli storicamente alla separazione di alcune regioni settentrionali (Lega Nord) e sia movimenti anti euro (Movimento Cinque Stelle).
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