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Andrew Wells

Idee di investimento - Obbligazioni - 1 settembre 2014

1 Settembre 2014 09:45
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"Se l'inflazione resterà a livelli ridotti, le obbligazioni dovrebbero continuare a rappresentare una buona fonte di reddito, grazie anche alle politiche monetarie espansive adottate dalle Banche Centrali” afferma Andrew Wells, CIO obbligazionario di Fidelity, per il quale le azioni adottate dai principali istituto di credito centrali supportano le prospettive dell'obbligazionario, mentre l'Europa e la Cina non costituiscono oggi motivi di preoccupazione.
“Nell'ambito del reddito fisso, l'Europa rappresenta un caso molto interessante: a fronte dell'ondata di notizie negative riferite al mercato del lavoro, alla stagnazione dell'economia e all'inflazione ridotta, nel 2013 l'high yield europeo ha reso l'8%: ci attendiamo una conferma di questi solidi rendimenti anche nel prossimo futuro” puntualizza Andrew Wells che nell’articolo “Politiche monetarie spingono obbligazionario emergente e ad alto rendimento” resta ottimista in merito alle prospettive della Cina nel lungo periodo e parla anche dell’altra asset class obbligazionaria ricca di opportunità: “Una delle aree che riteniamo potrebbe riaccendere sempre più l'interesse degli investitori è quella delle obbligazioni dei mercati emergenti. Nonostante il forte deflusso di fondi dai paesi in via di sviluppo registrato nel 2013 e a dispetto degli evidenti problemi strutturali a cui sono esposti alcuni mercati come la Russia, l'Ucraina e il Venezuela, altri paesi risultano interessanti. Alcuni mercati del sud-est asiatico offrono ad esempio un buon valore e prospettive particolarmente attraenti”.

L’high yield europeo, con il focus in particolare sui settori ciclici come il comparto automobilistico e i materiali edili, dato il miglioramento delle condizioni economiche, è uno dei temi di investimento cardine della Euro Income Bond Strategy di PIMCO, una strategia income multi-settoriale e flessibile focalizzata sull’Europa ma che può investire fino a un terzo del portafoglio al di fuori del Vecchio Continente.
Come ha modo di spiegare Eve Tournier, Responsabile della gestione dei portafogli di obbligazioni societarie pan-europee di PIMCO nell’articolo “Massimizzare il reddito con un’enfasi sul rendimento totale” nel comparto bancario, le preferenze vanno al capitale subordinato e ibrido mentre tra i titoli periferici della zona euro, in sovrappeso, vengono privilegiate le emissioni di paesi come Italia, Spagna e Slovenia nel segmento a tre-cinque anni. Interessante anche l’area del mercato delle obbligazioni societarie aventi attualmente rating inferiore a investment grade, ma che potrebbero essere promosse alla categoria investment grade nel breve-medio termine.

Joost Van Leenders di BNP Paribas Investment Partners rivela invece di aver ridotto il sovrappeso del debito societario high-yield europeo per diminuire il rischio del portafoglio modello: il gestore, come argomenta nell’articolo “La situazione geopolitica e dati economici consentono di tirare il fiato", valuta positivamente il carry offerto dai titoli dei paesi emergenti denominati in valuta locale.

Privilegia il debito emergente, espresso però in dollari USA, anche la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset al location in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity.
Gli esperti della PSU, nell’articolo “Il debito emergente in USD resta la prima scelta” puntualizzano infatti: “Il rendimento del debito in valuta forte, misurato in base all’indice globale J.P. Morgan EMBI, oscilla intorno al 5%, un livello interessante rispetto a quello delle obbligazioni governative globali (2% circa) e del debito USA investment grade (3% circa).“Per il momento manteniamo un atteggiamento prudente verso il debito “local currency", essenzialmente in vista di una possibile flessione delle valute dei paesi emergenti rispetto al biglietto verde. Riteniamo che la svalutazione di tali divise sia un pre- requisito per i cambiamenti strutturali tanto necessari al mondo in via di sviluppo; la debolezza delle valute dovrebbe favorire le esportazioni, frenare la domanda interna di beni importati e ridurre il disavanzo delle partite correnti. Di recente, le autorità dei Paesi emergenti hanno cercato di contenere il rialzo delle monete nazionali, aumentando le riserve in valuta estera”.
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