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Andrew Harmstone

Idee di investimento - Azioni - 11 agosto 2014

11 Agosto 2014 09:45
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Mentre in Europa si è scatenato un nuovo diluvio di vendite sui listini azionari, in Asia gli investitori hanno mantenuto le posizioni in portafoglio.

A sostenere l’intera regione è la crescita della Cina che accelera in virtù dell’azione del Governo di Pechino, impegnato in un piano di riforme strutturali, mirato ad accrescere il ruolo del mercato e ribilanciare l’economia del Paese a favore dei consumi interni. Tuttavia, come argomenta Raymond Ma, gestore del FF China Consumer Fund di Fidelity Worldwide Investment nell’articolo “Dalla Cina dati positivi per la crescita” non tutti i settori godono delle stesse prospettive. Raymond Ma, infatti, si concentra in particolare sulle aziende legate ai consumi, alla sanità e all’e-commerce, evitando invece il settore bancario e assumendo la massima cautela sull’immobiliare, dove il gestore ritiene che, pur non essendovi un rischio di bolla, le prospettive di crescita rimangano fragili.

Anche Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management, pur essendo cauto nell’azionario come ha avuto modo di spiegare nell’articolo “Maggiori rischi di correzioni su equity” è positivo sulla Borsa cinese.
“In questo scenario macroeconomico dove gli operatori non hanno ancora capito se i mercati scenderanno per una imminente inversione della politica monetaria o per una delusione sulle prospettive di ripresa, la nostra allocazione di portafoglio continua a evidenziare posizioni net short sull'equity tramite posizioni long (rialziste) sui mercati azionari emergenti (Cina e Korea) e short (ribassiste) sugli indici dei mercati azionari Europei, tra i quali in particolare DAX, CAC e Mibtel” confida Maurizio Novelli.

D’altra parte, è la tesi espressa da Andrew Swan, Manager del fondo BGF Asian Dragon nell’articolo “Crescita dell'Asia, una traiettoria ancora da percorrere” dopo alcuni anni di debolezza, il mercato asiatico è tornato ad essere di nuovo interessante per gli investitori.
"I valori di PIL inferiori in Asia e il passaggio da una società basata sulla produzione ad una basata sui consumi hanno spinto gli investitori a considerare più deboli le prospettive di crescita di tale area. Tuttavia, le possibilità di investimento in Asia non sono così sfavorevoli, come ci si potrebbe aspettare. Nuovi governi propensi alle riforme sono giunti al potere e stanno attivando politiche di crescita chiare e audaci, affrontando le nuove sfide e gestendo anche le criticità” puntualizza Andrew Swan per il quale aziende imprenditoriali giovani e in crescita stanno sfruttando il ridimensionamento del monopolio economico da parte degli Stati esteri. Le vecchie mastodontiche aziende a controllo statale stanno ponendo maggiore attenzione ai costi e ai flussi di cassa, al fine di avere aziende più competitive sul mercato in grado di offrire così rendimenti interessanti.

I paesi asiatici e, più in particolare gli emerging markets, potrebbero inoltre sfruttare la forte domanda di esportazioni dei paesi in via di sviluppo esercitata da un’economia USA in espansione. È infatti probabile che gli investitori considerino i mercati emergenti come un buon mezzo per investire su una crescita economica potenzialmente vigorosa negli USA, nell’ipotesi che i mercati emergenti riescano a sorpassare gli Stati Uniti grazie anche alla spinta esercitata dalla domanda americana per i loro prodotti d’esportazione. “Perché ciò accada, tuttavia, è essenziale che la Fed continui a fornire liquidità in misura sufficiente a lubrificare l’economia statunitense. Una lubrificazione insufficiente potrebbe causare il surriscaldamento del motore e persino il suo arresto. Gli investitori sperano probabilmente che alla Fed l’indicatore della temperatura del motore funzioni bene” sottolinea Andrew Harmstone, Managing Director e Gestore di portafoglio Strategia Global Balanced Risk Controlled (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management nell’articolo “Emerging markets, sorpasso in scia ai mercati sviluppati”.

Non manca, infine, chi resta positivo sull’Europa e, più in particolare su alcuni paesi periferici dell’Eurozona. È Rupert Welchman, Senior Portfolio Manager di Union Bancaire Privée (UBP), che non ritiene che il contesto attuale sia cambiato e, per questo, continua a sostenere il più ampio trend verso un rafforzamento delle economie dell’Europa periferica e le conseguenze positive sui mercati azionari.
Nell’articolo “Spagna, Italia e Grecia offrono ancora delle valide opportunità” il gestore puntualizza infatti: “L’Europa resta molto conveniente in confronto agli USA. Inoltre, Spagna, Italia e Grecia offrono ancora delle valide opportunità, per cui dovremmo tenerci pronti per un recupero nella seconda parte dell’anno”.
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