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Sanzioni alla Russia, rischio boomerang per l’Europa

1 Agosto 2014 10:28
financialounge -  esportazioni Europa Maria Paola Toschi Russia ucraina
Finora la crisi tra Russia e Ucraina, a parte l’invasione e l’annessione della Crimea a Mosca e l’abbattimento dell’aereo civile della Malesia il 17 luglio scorso, è passata quasi sottotraccia sui mercati finanziari.
Certo il listino azionario di Mosca ha subito un contraccolpo durante le prime settimane del conflitto ma ora, pur tra alti e bassi, si sta riprendendo.
Il rublo, invece, ha accusato maggiori difficoltà anche perchè c’è il timore che Mosca possa crescere meno del previsto (se non, addirittura, finire in recessione), disporre di minori risorse finanziarie in valuta estera (a seguito della minor vendita di gas all’Europa) e accusare un deflusso di capitali stranieri. Ma c’è un aspetto che comincia a inquietare gli investitori internazionali: le sanzioni europee e americane.
A mano a mano che le penalizzazioni commerciali sono aumentate da parte della comunità internazionale, sono cresciuti gli impatti sull’economia russa: l’obiettivo, infatti, è quello di costringere Mosca a trattare una riconciliazione con l’Ucraina senza l’uso della forza bellica. Un’opzione sulla carta intelligente e sensata, ma che presenta anche rilevanti effetti collaterali per i paesi europei.

Infatti le ultime disposizioni varate martedi 29 luglio, tese a colpire con durezza le banche statali russe e gli oligarchi vicini a Putin , oltre a inasprire l’embargo sull’export di armi e tecnologia da Mosca, potrebbero diventare un conto salato da pagare anche per l’Europa.
L’interscambio commerciale tra Mosca e la UE ammonta a oltre 267 miliardi di euro con l’export in particolare di Germania (36,1 miliardi), Italia (10,8 miliardi), Polonia (8,1 miliardi), Olanda (8 miliardi) e Francia (7,7 miliardi) a rischio di forte contrazione: non a caso alcuni economisti hanno messo in relazione il rallentamento del secondo semestre della Germania anche con gli effetti negativi dell’interscambio tra i due paesi sulle imprese di Berlino.
Esistono forti pericoli anche per il made in Italy, specialmente nei settori della moda, manifatturiero e dell’arredamento. Fatto 100 il totale dei 10,8 miliardi di beni e servizi esportati dal nostro paese verso Mosca, il 40% è rappresentato dalla meccanica strumentale, il 20% da semilavorati industriali, il 10% da agroalimentari e bevande, il 9% da moda e accessori, il 6% da mezzi di trasporto e il 5,7% da arredamento e edilizia.

Tuttavia, sebbene le sanzioni UE alla Russia potrebbero trasformarsi in un boomerang per i paesi europei, c’è chi riesce a delimitarne il perimetro di incidenza: “Dobbiamo rilevare che, a parte il settore energia, i rapporti commerciali tra UE e Russia non sono molto importanti da poter generare delle ripercussioni economiche negative per l’area Euro. Guardando ai dati commerciali della Germania, si arriva a un’analoga conclusione” fa presente Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management, che poi aggiunge: “Tra gennaio e maggio di quest’anno la variazione nominale delle esportazioni tedesche è passata da 2,9 % a 4,3%. Il principale contributo positivo a questa variazione viene dall’export verso la Francia, Cina e USA. Queste crescite hanno compensato i cali di Olanda, Giappone e Sud Corea. Per quanto riguarda Russia e Ucraina, le esportazioni da inizio anno erano già deboli. Il trend negativo si è intensificato nel corso dell’anno ma l’impatto negativo si stima modesto e pari a circa lo 0,2% della crescita totale. Le esportazioni verso la Russia non sono mai state una componente importante per la Germania soprattutto in tempi più recenti”.
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