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Obbligazioni, privilegiare inflation linked ed emerging markets

24 Giugno 2014 12:00
financialounge -  Europa Fondi obbligazionari inflazione mercati emergenti politica monetaria quantitative easing swap tassi di interesse titoli di stato USA
Nuovi paradigmi, inflazione sconfitta per sempre, stagnazione secolare, rendimenti destinati a rimanere bassi a lungo.
Sono queste alcune delle nuove espressioni che, come viene spiegato nell’editoriale dell’Alpha e Beta del 23 giugno dal titolo “Lingua Nostrae Aetatis”, a forza di essere ripetute acquistano senso e innervano la neo lingua utilizzata nelle analisi e i nei commenti ai mercati finanziari.
Tuttavia, il principio di realtà sfugge alla rete di significati delle parole della neo lingua ed ecco che la situazione nell’altra sponda dell’Atlantico comincia ad assumere profili diversi, l’inflazione in maggio ha toccato il livello del 2%: benché si tratti del picco più alto negli ultimi 15 mesi, il Presidente della Fed, Janet Yellen, lo ha liquidato sbrigativamente come “rumore”.

Dunque politiche lasche e tassi che sembrano confermare i contorni dello scenario da “Nuova Normalità”: il governo americano riesce a finanziarsi a 10 anni pagando un interesse inferiore al 2,5% che al netto dell’inflazione significa un costo reale attorno a 0,5%.
Lo spread in Europa viaggia attorno ai 150 punti base, ristretti gli spread anche sui titoli ad elevato rendimento (High Yield) che offrono rendimenti in media attorno al 5,7%. Un contesto, tuttavia, alimentato dalla politica monetaria e dalla prospettiva di tassi bassi per molto tempo.

Se l’investitore ha il forte convincimento di tassi a questo livello fino al 2017 e di una inflazione attorno all’1% per molti anni, allora i bond europei e il Treasury americano rappresentano una buona scommessa ma la conclusione del programma di acquisti straordinari di titoli negli Stati Uniti (QE) costituirà in ogni caso un punto di svolta della politica monetaria e dei rendimenti delle obbligazioni. In tutti i casi è sempre rischioso aderire acriticamente a nuovi paradigmi come quello di uno scenario con livelli di inflazione destinati a rimanere per molto tempo esattamente ai livelli graditi dalle banche centrali.
L’inflazione non è un argomento in agenda, lo si legge anche nelle etichette dell’acqua minerale, e dato che i prezzi delle protezioni sono convenienti, si può cominciare a pensare di sostituire con gradualità le posizioni obbligazionarie più rischiose, quelle della parte più bassa dello spettro della qualità, magari con titoli legati all’inflazione.

Da tenere in considerazione anche strategie che puntano su curve dei tassi più ripide, soprattutto tramite swap tre-cinque anni, interessanti le curve in molti paesi emergenti: le violente correzioni dei mesi scorsi hanno se non altro portato chiarezza e reso più conveniente l'esposizione ai tassi d'interesse di Messico, Brasile, Sud Africa, Polonia, Cile. Si tratta di strategie di protezione del portafoglio complesse, da delegare al gestore di prodotti specializzati e, regola aurea, da selezionare con la collaborazione del consulente di fiducia. Prima che il mercato assuma posizioni eccessive a rischio bolla.
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