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Le aziende italiane e la finanza islamica

18 Ottobre 2013 09:00
financialounge -  AIAF finanza imprese islam italia Made In Italy opportunità di investimento Paolo Balice
Fare emergere i vantaggi che le imprese italiane potrebbero cogliere da subito considerando la finanza islamica come una valida alternativa al finanziamento convenzionale. È questo l’intento del Convegno “Investimenti esteri in Italia: le opportunità per gli investimenti islamici”, organizzato dall’AIAF, Associazione Italiana degli Analisti Finanziari, e in programma oggi a Roma presso la sede dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.

L’obiettivo è infatti quello di diffondere la consapevolezza che la consolidata attrattività del made in Italy in quelle aree sia già in grado di rappresentare una valida opportunità per gli investitori islamici: una cognizione attualmente totalmente trascurata dal nostro sistema produttivo. Sono infatti sempre più interessanti le opportunità per le imprese italiane offerte dalla finanza islamica ed hanno già coinvolto gruppi industriali rappresentativi della migliore manifattura italiana: tra le aziende italiane Sharia compliant - rispettose, cioè, di alcuni criteri dettati dal credo religioso islamico - individuate da AIAF spiccano in particolare Tod’s e Landi Renzo, che vantano una presenza significativa nei Paesi musulmani garantendosi un importante plus per il proprio business.

La finanza islamica è un modo di fare finanza perfettamente legale, diffuso specie nei Paesi dove è prevalente la religione musulmana, dove non è possibile utilizzare gli interessi che sono proibiti dall’Islam: il risparmiatore e il creditore partecipano, infatti, al rischio d’impresa condividendo con gli istituti di credito utili e perdite. La finanza islamica è il risultato di una serie di concetti morali, etici e di governance limitativi, ma non certo vincolanti ai fini dell’attività bancaria che rimane, nelle forme e negli strumenti, del tutto uguale a quella tradizionale.

La differenza fondamentale è che, oltre al rispetto delle leggi e dei regolamenti dei Paesi nei quali operano, i principi della Sharia sono del tutto essenziali e indispensabili per le banche islamiche. “Per una Società italiana quotata, essere inserita in un indice islamico, può rappresentare sia una possibilità di accedere a un mercato ampio come quello mediorientale che un’apertura verso una cultura differente, oltre che un’opportunità per gli investitori osservanti interessati a investire in Italia” ha spiegato Paolo Balice, Presidente di AIAF.
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