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Le mosse della Fed favoriscono le valute emergenti

23 Settembre 2013 21:00
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La decisione della Federal Reserve USA è già stata archiviata, ma non per questo si può affermare che gli impatti sui mercati possano dirsi esauriti. Se nel breve termine è possibile che le valute asiatiche e dei Paesi emergenti possano riprendere fiato dopo la correzione iniziata dallo scorso mese di maggio, nel medio termine sarà necessario osservare i dati economici.

Lo afferma Ken Taubes, Responsabile Investimenti US di Pioneer Investments al quale FinanciaLounge ha rivolto alcune domande:

È rimasto sorpreso della decisione della Fed di mantenere inalterato il piano di quantitative easing (QE)?
"Il mercato è stato sicuramente colto di sorpresa. E questo è il motivo per cui la reazione è stata decisa e allineata dal punto di vista direzionale nella maggior parte dei mercati, con un rally dei Treasury e delle azioni e con un indebolimento del dollaro. Credevamo che per la Fed potesse essere il momento giusto per iniziare la riduzione degli acquisti dei titoli del Tesoro poiché la maggior parte dei dati economici sono in miglioramento. La reazione è stata paradossale perché la Fed ha dovuto affrontare diverse difficoltà nel tentativo di ridurre la volatilità generatasi a seguito degli annunci sul suo futuro orientamento. Tuttavia il mercato è stato ancora preso in contropiede. Dallo scorso maggio i segnali provenienti dalla Fed portavano all’inizio del “tapering” e, se fosse stato così, non ci si sarebbe sorpresi più di tanto".

Come dovrebbe essere interpretata dagli investitori questa mossa?
"A nostro avviso, gli investitori dovrebbero rimanere concentrati sui dati economici, mantenere le proprie tesi di investimento e ignorare qualsiasi segnale proveniente dalla Fed. I mercati si muovono sulla base dei dati economici. Oggi stiamo assistendo ad un netto ribasso dei prezzi, alla luce di comunicazioni di dati economici positivi. In realtà, i rendimenti sui titoli pubblici avevano già cominciato la risalita prima dell’annuncio di maggio della Fed. E il motivo era da attribuire al fatto che i dati economici comunicati in quel momento mostravano un inizio di stabilizzazione dell’economia".

Cosa spingerà la Fed a iniziare il suo programma di riduzione del Quantitative Easing?
"Non ne abbiamo la certezza, ma se i dati economici continueranno a migliorare, come ci aspettiamo che accada, il cosiddetto “tapering” tornerà all’ordine del giorno prima della fine dell’anno. La Fed rimarrà estremamente focalizzata sui due fattori che determineranno le prossime mosse, il target di disoccupazione e di inflazione".

Questa decisione può essere vista come un buon segnale per le asset class più rischiose?
"L’assenza di un imminente tapering e di un rialzo dei tassi da parte della Fed, rappresenta un buon segnale per i cosiddetti “risky asset” dove potremmo vedere un ulteriore restringimento degli spread sia nel segmento degli US High Yield che in quello corporate Investment Grade. Potrebbe esserci interesse verso quei titoli che hanno sofferto a seguito dell’annuncio della Fed di maggio. In realtà, i mercati più rischiosi sono stati solo lievemente colpiti da tutto questo parlare di tapering. Infatti, i titoli US High Yield e quelli corporate Investment Grade presentano un livello di spread molto simile a quello che avevano all’inizio di maggio, a testimonianza che i mercati hanno già ampiamente recuperato".

Guardando al futuro in generale, quali sono gli impatti per i mercati finanziari?
"Pensiamo che questo possa prolungare il momento positivo che abbiamo già visto per l’azionario e l’obbligazionario americano".

Quali sono le implicazioni per i mercati globali?
"La mossa della Fed dovrebbe aiutare i mercati asiatici e alcuni dei mercati emergenti che beneficeranno, in particolare, di una rivalutazione delle loro divise rispetto al dollaro. La valuta americana era stata oggetto di un forte apprezzamento e molti investitori avevano immesso denaro negli Stati Uniti in previsione di eventi che non si sono poi materializzati".
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