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Mercati condizionati dalle banche centrali

1 Agosto 2013 20:00
financialounge -  BCE Ben Bernanke Fondi obbligazionari Invesco John Greenwood liquidità mercati azionari quantitative easing tassi di interesse USA
Nei primi mesi del 2013, l'economia e i mercati finanziari americani hanno evidenziato un andamento in costante crescita. Tra gennaio e metà maggio, si è assistito a un rialzo significativo degli indici di fiducia dei consumatori, mentre l'indice S&P 500 ha registrato un aumento del 17%. Tuttavia, le dichiarazioni di Bernanke relative a una possibile riduzione di iniezioni di liquidità sui mercati nei prossimi diciotto mesi, hanno provocato forti movimenti ribassisti sia nei mercati azionari sia in quelli obbligazionari, con una flessione dei titoli azionari dell’8%, poi parzialmente recuperata, ma anche il timore di un rialzo dei tassi d’interesse.

“Questa brusca correzione e il repentino aumento della volatilità mettono chiaramente in evidenza quanto i mercati siano sensibili alle politiche delle banche centrali” spiega John Greenwood, Capo Economista di Invesco, nel suo Outlook trimestrale “e ci ricordano altresì che è impossibile controllare interamente gli effetti della normalizzazione dei tassi cui le principali economie andranno incontro nei prossimi tre o quattro anni.”
Secondo Greenwood, tuttavia, “la questione di fondo è capire se il sottostante progresso della ripresa economica subirà contraccolpi, a tal proposito, si evidenzia come l'economia statunitense continui ad evidenziare un trend di crescita prossimo al 2% su base annua e un’inflazione al di sotto del target informale della Fed, ossia il 2%.”

Il prossimo passo delle banche centrali prevede una riduzione graduale delle misure di QE per poi avviare una fase progressiva e moderata di rialzo dei tassi d'interesse: ciò presuppone che le diverse economie siano abbastanza forti da sostenere gli aumenti dei tassi e continuare a crescere.

“In passato,” spiega Greenwood, “analoghi processi di normalizzazione dei tassi hanno avuto esiti contrastanti, ma questa volta, molto dipenderà dal grado di risanamento dei bilanci, dalla solidità della ripresa sottostante e dal volume delle posizioni con leva finanziaria che sono state accumulate sui mercati in base alle rassicurazioni delle banche centrali.”

L’economista sottolinea, infine, che “nessuna asset class resterà immune dai cambiamenti che si vanno preparando, dato che l'intero spettro degli asset investibili, dai titoli di Stato alle azioni, dalle materie prime ai titoli immobiliari, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti, risente dell'andamento dei tassi d'interesse USA.”
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