Assogestioni

Tracciando l'identikit

29 Luglio 2013 09:00

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anni, risiede nel Nord Italia, predilige l’investimento in unica soluzione, i fondi obbligazionari o quelli flessibili, che sottoscrive prevalentemente in banca.

E’ questo, in estrema sintesi, l’identikit dell’investitore tipo italiano in fondi che affiora dalla lettura dei dati raccolti da Assogestioni nel report “I sottoscrittori di fondi comuni italiani 2002 al 2012”.
Uno studio capillare che permette di conoscere nei dettagli il numero dei risparmiatori che si affida ai fondi, le loro caratteristiche e abitudini, e le tendenze di mercato degli ultimi 10 anni.

Il numero di sottoscrittori a fine 2012 era pari a circa 5,1 milioni di individui (in forte calo rispetto al massimo di 9 milioni del 2005) con un’incidenza sulla popolazione residente dell’8,4%.

Nel periodo 2002-2012 il profilo anagrafico dei sottoscrittori di fondi comuni è stato caratterizzato dalla tendenza a un lento riequilibrio tra i sessi (oggi le donne rappresentano il 44% dei sottoscrittori), cui si è accompagnato un generale invecchiamento, indicativo di un insufficiente ricambio generazionale (l’età media è passata da 52 a 57 anni).

La distribuzione stimata dei sottoscrittori, vede il 65% circa degli investitori che sono residenti nelle regioni del Nord, il 17% nel Centro e il 18% nel Sud e nelle Isole. I livelli più alti di partecipazione si registrano in Liguria (14,1%), Emilia-Romagna (12,5%) e Lombardia (12,4%).

Un aspetto interessante toccato dallo studio di Assogestioni riguarda le variabili professionali: ricoprire incarichi di responsabilità nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato (dirigente o quadro) ha un effetto doppio sulla probabilità di investire in fondi rispetto a quello dell’esercizio di un’ attività autonoma. Secondo gli analisti che hanno curato lo studio ciò potrebbe essere motivato dal fatto che chi si trova nella seconda condizione è esposto a un background risk più elevato rispetto a chi svolge un lavoro dipendente.

Nel corso del tempo l’incidenza dell’investimento nel comparto azionario e nei fondi bilanciati ha subito una progressiva erosione: alla fine del 2012, rispettivamente meno del 15% e del 5% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti di offerta.
Al contrario sono cresciuti i flussi verso i fondi flessibili e, più di recente, i fondi obbligazionari. A partire dal 2006 i primi si sono rapidamente diffusi come prodotti di asset allocation “completi” e oggi rappresentano la scelta principale del 20% dei sottoscrittori. Gli obbligazionari, tradizionalmente molto presenti nelle scelte degli investitori italiani, hanno subito un’ulteriore impennata nell’ultimo anno, grazie soprattutto al crescente successo riscosso dai fondi obbligazionari a cedola / target data.

Relativamente alle modalità di sottoscrizione, il 70% circa dei sottoscrittori opta per il versamento unico (Pic); tuttavia, il numero di chi ha fatto ricorso in via esclusiva ai piani di accumulo è cresciuto nel corso degli anni e oggi rappresenta il 22% della popolazione degli investitori.

Infine la maggior parte dei sottoscrittori di fondi italiani sottoscrive attraverso il canale bancario (85-90%), mentre la rimanente proporzione privilegia le reti di promotori finanziari.

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